L'Europa tra De Gaulle e Kennedy privi di uno di questi gradini intermedii, privi, ad esempio, della possibilità di ricorrere alle armi atomiche tattiche. Ed è evidente che se questo si verificasse, l'alternativa sarebbe pur sempre quella della massive retaliation. Del resto, a giudizio di H. A. Kissinger (The Unsolved Problems of European Defense, in « Foreign Affairs », luglio 1962), in caso di attacco all'Europa gli eserciti della NATO dovrebbero subito scalare alle armi atomiche tattiche: « se vogliamo evitare la resa o una guerra nucleare generale, l'uso tattico delle armi atomiche potrebbe rilevarsi l'unica possibilità nostra per evitare la disfatta. Ciò che potrebbe accadere se le armi nucleari tattiche fossero adoperate, accadrebbe sicuramente nell'eventualità che si dovesse decidere di adottare una strategia di contrattacco ». Ma quando gli alleati scalassero fin dall'inizio alle armi atomiche tatticl1e non si sarebbe già messo in movimento quel meccanismo dell'escalation che è tanto temuto· da coloro che vogliono evitare la guerra atomica? E quale sarebbe la risposta russa contro eserciti di paesi che scalassero fin dal principio alle armi atomiche tattiche? Del resto queste sono don1ande allo stato attuale dei fatti alquanto astratte: e basta leggere la dichiarazione cl1e il generale Maxwell Taylor, capo degli stati maggiori congiunti americani, ha fatta innanzi al comitato per le forze armate del Senato il 9 agosto 1962, per rendersene conto: « Oggi - ha detto Taylor - per far fro·nte ad un attacco massiccio in Europa, in mancanza di forze convenzionali adeguate, l'Occidente dovrebbe ricorrere alle armi nucleari fin dalle prime battute del conflitto ». E che cosa differenzia una previsione di questo genere dalla dottrina della 1nassive retaliation? Forse soltanto una maggiore raffinatezza tecnica dell'espressione. L'obiezione che si può muovere a questa analisi critica è fin troppo evidente, e prende l'avvio proprio da un i11ciso della dichiarazione del generale Taylor che abbiamo appena riferita: in mancanza di forze convenzionali adeguate. Vale a dire che le obiezioni alla nuova strategia sono giustificate fino a quando si tiene conto degli attuali livelli delle forze convenzionali degli eserciti NATO; mentre esse non avrebbero più giustificazione alcuna quando tali eserciti fossero rafforzati al punto da poter resistere ad un attacco sovietico senza cedere un pollice di terreno. Ma qui non si sfugge ad una domanda n1olto semplice: quanto forte dovrebbe essere l'esercito NA1"'Oper poter raggiungere tale obiettivo? La metà di quello sovietico, e dunque centoventicinque divisioni? Un terzo, e cioè ottanta divisioni? Si è detto (cfr., per questa discussione, « Nord e Sud», settembre 1962, pp. 18-19) che l'URSS non può impegnare in Europa più di novanta-cento divisioni, e che, perciò, calcolando che una buona difesa si può fondare su un rapporto da uno 27 Bi_b!iotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==