L'Europa tra De Gaulle e Kennedy resistere ad un attacco non nucleare sul vecchio continente, e la conseguente richiesta americana agli alleati della NATO di non sprecare il loro danaro in inutili deterrenti nazionali, ma di impiegarlo per costruire nuove armi convenzionali, costituire nuove divisioni e migliorare quelle esistenti. La crisi di Cuba, secondo i sostenitori di questa nuova strategia, confermerebbe la validità del ragionamento: nei Caraibi i sovietici non avevano altra scelta tra lo scambio nucleare totale e la disfatta convenzionale, data l'enorme superiorità americana; e pertanto, dopo aver constatata la risolutezza degli Stati Uniti a non cedere, hanno preferito capitolare a loro volta. Come si vede, la nuova dottrina strategica è assai più complessa ed articolata di quanto non lasci supporre la polemica che si è sviluppata di contro di essa. Ma significa questo che essa debba essere accettata con la troppo semplice disjnvoltura con cui molti in Europa l'hanno accettata, optando addirittura per un esercito convenzionale integrato europeo e per un collegamento puro e semplice (nell'ambito della NATO? fuori di quest'ambito?) con gli Stati Uniti per l'ombrello nucleare? A nostro sommesso avviso, a questa domanda si deve rispondere negativamente. La crisi di Cuba, ad esen1pio, prova appunto ciò che dicono i sostenitori della nuova strategia, con la piccola subordinata, però, che questa prova può essere adoperata proprio contro la nuova strategia: in Europa non sarebbero i russi a trovarsi innanzi alla scelta tra lo scambio nucleare e la disfatta al livello convenzionale, perché qui la superiorità negli armamenti convenzionali gioca a favore ,dei russi. Cosa accadrebbe, dunque, quando si verificasse un caso come quello di Cuba alla rovescia? Sarebbero gli americani pronti allo scambio nucleare totale? Inoltre, nell'ipotesi di una guerra combattuta con armi convenzionali potrebbero verificarsi situazioni molto ambigue: i sovietici,. ad esempio, attaccano in forze gli alleati e questi non esercitano la rappresaglia atomica, ma si difendono con le armi convenzionali, il che, diciamolo francamente, al livello attuale di forze dell'esercito atlantico vuol dire che gli alleati si ritirano contrastando più o meno aspramente il terre110 al nemico: ecco la famosa pausa di riflessione. Sembra lecito chiedersi perché i sovietici dovrebbero credere allo scalamento, alla rappresaglia nucleare, una settimana o un mese dopo aver iniziato i~ loro attacco e quindi dopo avere constatato che la prima volta la ritorsione atomica non v'è stata. Se credevano veramente alla possibilità di una ritorsione nucleare non avrebbero attaccato; se invece avevano soltanto qualche dubbio, e tuttavia avevano deciso di correre il rischio di un attacco, la mancata ritorsione al momento dell'attacco stesso avrebbe dovuto, a fil di logica, togliere loro ogni dubbio. Si può pensare, 25 Bibliotecaginobianco
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