Nord e Sud - anno X - n. 40 - aprile 1963

La Redazione cleare e si tornerà, praticamente, ai problemi di una guerra combattuta con le armi convenzionali. Ma vi si torna pur sempre con gli arsenali nucleari ben forniti, e quindi col rischio del cosiddetto scalamento, ossia del passaggio attraverso fasi intermedie (armi atomiche tattiche, s~rategia di contro-forza, attacchi ato1nici regionali) dalla guerra convenzionale allo scambio nucleare totale. In base a questo ragionamento si comprende perfettamente che l'arma nucleare, che nella strategia della massive retaliation era la « lancia », divenga adesso lo « scudo », e che le armi convenzionali, che erano allora « lo scudo», ridiventino la « lancia». L'armamento atomico diventa, cioè, una sorta di garanzia ultima di difesa volta a scoraggiare ogni attacco e insieme l'istanza suprema: « dopo aver bombardato l'Unione Sovietica con la potenza di megatoni che abbiamo proposto in questa sede, essa non esisterebbe più come nazione capace di operazioni di alcun genere », ha detto 1\1:cNamara al comitato per le forze ar1nate della Camera dei rappresentanti. Ma da qt1ello stesso ragionamento scaturisce un'altra conseguenza: gli Stati Uniti e la NATO, che per assunzione pregiudiziale non attaccheranno mai per primi, ma aspetteranno di essere attaccati, devono essere in grado di fronteggiare attacchi ad ogni livello. « I capi sovietici - ha rilevato ancora McNamara - dicono sempre che essi distruggerebbero nella sua integralità tutto il nostro sistema di potenza militare, incluso il governo ed i ce11tri di produzione, cioè le città. Se essi tentassero veramente di farlo, è ovvio che noi non avremmo altra alternativa che ritorcere e fare altrettanto. Ma non v'è modo alcuno di sapere con certezza se lo faranno effettivamente. Certamente, sarebbe nel loro interesse, come nel nostro, tentare di lin1itare le terribili conseguenze di uno scambio nucleare: pure, ripeto, che nessuno può dire se i russi agiranno in modo da tentare di vincere senza distruggere le città nella crisi di una guerra nucleare globale. Ma, considerando la posta in gioco, noi crediamo che avere ancl1e quest'altra opzione valga lo sforzo supplementare che ci dobbiamo- assun1ere ». Queste parole, che si riferiscono alla cosiddetta strategia di contro-forza (ossia al tentativo di vincere stroncando solo le forze nucleari del nemico e salvando per quanto è possibile i centri civili), valgono a maggior ragione per tutti gli altri gradini dell'escalation. L'Occidente deve avere la possibilità di_resistere vittoriosamente agli attacchi avversarii al livello scelto da costoro, in 1nodo da concedere loro una pausa di riflessione, che li faccia meditare sull'opportunità di proseguire nel conflitto, con tutti i rischi di scalamento fino allo scambio- nucleare totale che la prosecuzione della guerra stessa implicherebbe. Di qui appunto l'insistenza sulla costituzione di una forte armata di tipo convenzionale capace dì 24 Bibliotecaginobianco

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