L'Europa tra De Gaulle e Kennedy più duri della guerra fredda. Gli europei se ne sono stati tranquilli a ricostruire la loro economia o a liquidare penosamente ciò che restava dei loro imperi coloniali, mentre gli americani morivano i11 Corea, difendevano Formosa dalla Cina, prendevano il posto dell'Inghilterra in Estremo Oriente e quello della Francia in Indocina e tentavano di contenere l'espansione comunista nei paesi non impegnati dell'Asia e dell'Africa e nella stessa America latina; gli europei si lasciavano estasiare dalla radiosa bellezza del loro miracolo economico mentre gli americani spendevano diecine di miliardi di dollari ogni anno per apprestare la difesa loro propria ed insieme quella dell'Europa e per fare ciò che gli europei non erano più in grado di fare negli altri continenti. Le poche grandi idee politiche che hanno fn1ttificato in questo dopoguerra ci sono venute dagli Stati Uniti; e la sola che non ci sia venuta d'oltre-Atlantico, quella dell'unificazione europea, l'idea federalistica, è stata sostenuta per anni dagli Stati Uniti tanto intensamente che v'è stato un tempo in cui si diceva che i migliori europeisti erano a Washington. E a questo punto ci sia consentito di aprire una breve parentesi: vi sono alcuni i quali amano citare Machiavelli e mostrano di pensare che l'europeismo intransigente degli americani tra il 1946 ed il 1956 fosse tutto in funzione degli interessi americani: le dure realtà della politica di potenza, si dice, imponevano allora a Washington di fare dell'europeismo, così come impongono loro, oggi, di non farlo o di farne uno tiepido e slabbrato. Ebbene: questo è un giudizio sbagliato. La politica non è certo una cosa astratta, che possa prescindere dal gioco dei concreti interessi; ma la grande politica non si fa solo sul gioco dei concreti interessi e richiede una carica ideologica ed ideale che non può mai mancare. E negli anni di questo dopoguerra gli americani hanno fatto grande politica: perché non si organizza la resistenza e non si resiste per tanti anni al sistema comunista, ad un sistema nel quale, per la prima volta 11ella storia del mondo si associavano un'enorme potenza materiale, la spregiudicata volontà di adoperarla ed una sorta di nuova intensa religione dei miseri, l'enorme carica di passione sociale propria del marxismo e le risorse di un totalitarismo cinico e crudele, non si resiste per tanti anni ad un siffatto sistema se non si fa una grande politica, ossia una politica che sia insieme di potenza e di grandi ideali. Ed è questa un'altra lezione che gli europei di questo dopoguerra devono agli americani, anche se non sempre paiono disposti ad apprenderla. Tutto ciò che abbiamo rapidamente detto di quello che gli Stati Uniti hanno fatto dal 1940 ad oggi e di quello di cui ad essi sono debitori gli europei, non l'abbiamo ricordato affatto per affermare che l'Europa debba 21 Bibli·otecaginobianco
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