Nord e Sud - anno X - n. 40 - aprile 1963

L'Europa tra De Gaulle e Kennedy della compattezza dei paesi consorziati per pesare nei confronti di Washington o di Mosca, si trova anche nella necessità assoluta di evitare che la compattezza tra i paesi consorziati medesimi divenga un fatto permanente che derivi da altro che non siano negoziati diplo-· matici ed accordi da governo a governo, proprio per non perdere la sua funzione di paese-guida. Di qui appunto la risoluta opposizione ad ogni processo veramente integrativo e la decisione di costruire la farce de dissuasian e di tenerla solo per sé: « non sarebbe facile - dichiarò Couve de Mot1rville il 4 dicembre 1962 - trovare alternative ai sistemi di armamenti nucleari pt1ramente nazionali, che oggi sono i soli ad esistere ». L'alternativa, in verità, vi sarebbe, ed è fin troppo evidente: quella federalisa. E il fatto stesso di negarne aprioristicamente l'esistenza è freudianamente rilevatore. Nella misL1ra in cui la compattezza del consorzio voluto da De Gaulle fosse veramente tale, nella misura, cioè, in cui essa fosse causa e conseguenza i11sieme di un processo integrativo che si evolvesse coerentemente, il consorzio distruggerebbe se stesso e diverrebbe una federazione, l'Europa di De Gaulle cesserebbe rapidamente di essere l'Europa di De Gaulle. Ed è proprio quello che a Parigi si vuole evitare. La « costruzione assolutame11te europea » del disegno gollista non sarà mai, dunque, una costruzione veramente europea, e per il fatto stesso di non essere tale avvierebbe inesorabilmente l'Europa verso una progressiva balcanizzazione. Ogni paese partecipante del consorzio avrebbe i suoi problemi e le sue difficoltà; e quando i problemi e le difficoltà nazionali fossero semplicemente giustapposti gli uni agli altri e non fusi insieme in modo da diventare problemi e difficoltà comu11i e da essere risolti sul piano interno alla comunità, essi aumenterebbero in proporzione geometrica e renderebbero pressoché impossibile la vita del consorzio stesso. La Francia, anche arroccata all'ombra della sua farce de dissuasian, non potrebbe mai tenere la Germania federale, sia per il dinamismo di questa, sia perché v'è un limite 110n solo alla protezione di Parigi, ma anche a ciò che Parigi può dare a Bonn. In un'Europa continentale tenuta insieme dai radi vincoli consortili basterebbe che l'Unione Sovietica facesse una politica solo un pò più aperta verso la Repubblica Federale e le forze per così dire nazionalneutralistiche, che ardono sotto la cenere dell'occidentalismo, verrebbero alla luce del giorno. Non possia1no giudicare il domani dall'oggi: se Krusciov ha rinunciato negli ultimi mesi a picchiare sul tasto delle divisioni occidentali ed ha lasciato che Bonn si stringesse a Parigi, l'ha fatto perché nel momento in cui la tensione coi cinesi diventava più forte non poteva correre rischi nella Germania orientale; ma il 17 Bibliotecaginobianco

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