L'Europa tra De Gaulle e Kennedy [nucleare J il generale, mentre egli si costruisce una sottospecie di forza atomica»! A questo ragionamento Washington ha opposto, purtroppo, una serie di risposte sbagliate o meramente negative: ha detto, ad esempio, che la proliferazione degli armamenti atomici nazionali costituiva un pericolo gravissimo da evitare ad ogni costo, e lo stesso Aron, che non ha certo simpatia alcuna per la politica estera gollista, ha dovuto scrivere che « né il generale De Gaulle né alcun altro governo francese potranno ammettere mai la tesi ufficiale di Washington, secondo la quale la proliferazione delle armi atomiche diventa pericolosa quando queste passano la Manica e non quando attraversano l'Atlantico» ( « Figaro », 12-13 maggio 1962); oppure ha obiettato che la Francia da sola non avrebbe mai potuto costruire t1n effettivo deterrente nucleare, il che era, senza dubbio alcuno, esatto, ma non serviva a fare avanzare di un passo la soluzione del problema politico; o ancora ha tentato di fare accettare in sede NATO le nuove eleborazioni strategiche del Pentagono (su cui avremo occasione di fermarci più avanti), che potevano essere ragionevolissime ed anzi addirittura perfette, ma che non tenevano conto del semplice fatto che l'esistenza materiale di un armamento atomico francese in via di costruzione e l'impegno gollista in funzione di tale armamento rendevano praticamente inoperanti quelle elaborazioni; o, finalmente, ha tentato di forzare un nuovo allineamento politico in Europa sostenendo l'ingresso dell'Inghilterra nel Mercato Comune, e non abbiamo bisogno di ricordare qui quale successo abbia avuto tale tentativo. Grazie a questa relativa passività di Washington ~d alle altre contraddizioni della politica americana, Parigi ha potuto realizzare il patto franco-tedesco (che ha portato ad un sia pure parziale allineamento di Bonn sulle posizioni francesi); e soprattutto si è potuta prevalere del fatto che nessuna concreta politica era contrapposta alla sua. Siamo giunti così alla situazione di crisi attuale, nella quale, piaccia o non piaccia (ed a noi, non piace affatto), chi ha l'iniziativa e conduce il gioco politico in Europa è proprio il generale-presidente. A questo punto bisogna cercare di rispondere con la massima chiarezza possibile ad una domanda fondamentale: che cosa vuole veramente De Gaulle e che cosa significa ciò che egli vuole e quali sono le prevedibili conseguenze della sua politica? Certo, non è facile, neppure per gli u~mini che oggi governano la Francia, rispondere a tale quesito; e nulla illustra questa difficoltà meglio di un rapido scambio di battute al parlamento francese tra il ministro degli esteri ed un oppositore: « Couve de Mourville: Ciò che vorremmo porre in essere è un processo evolutivo ... - Lecaunet: Evolutivo verso cosa? - Couve de Mourville: Non lo so affatto; molto bravo sarebbe colui che potesse predire che 15 Bibliotecaginobianco
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