L'Europa tra De Gaulle e Kennedy solo venticinque anni che ciò è accaduto; e per quanto siano stati anni intensi e decisivi per le sorti dell'Europa e per quelle stesse degli Stati Uniti, un minimo di riflessione storica e di conoscenza del passato americano (e quindi della durata della tradizione isolazionistica) dovrebbe ammonire che è, a dir poco, avventuroso rischiare tutta una politica su una previsione del genere. Nei decenni a cavaliere tra i due secoli, dal momento che si viaggiava senza passaporti per l'Europa, s'era formata l'illusione che il vecchio continente fosse un tutto unitario e che perciò vi sarebbe stata sempre la pace; e invece vi fu la guerra. Dobbiamo evitare di commettere lo stesso errore: non dobbiamo credere che, se il viaggio degli americani in Europa è diventato una sorta di abitudine nazionale, si possa per questo essere al sicuro da ogni mutamento nella temperie internazionalistica degli Stati Uniti! Certo, attualmente, in entrambi i partiti americani la grande maggioranza della classe dirigente è ben consapevole dei doveri e degli impegni mondiali del paese; ma, se si va oltre le apparenze, si vede subito che sull'interpretazione di tali doveri ed impegni questa stessa classe dirigente è divisa e che il gruppo delI'Europe fìrst è oggi assai più debole di dieci o dodici anni or sono; e sì vede, altresì, che dietro il velo di ceto dirigente v'è un'opinione anch'essa divisa e comunque corriva a sentire piuttosto certi problemi che altri. Non diciamo che allo stato delle cose siano prevedibili bruschi capovolgimenti di direzione nella politica estera americana, ma, più semplicemente, che muovere dalla certezza che non vi saranno è commettere un grave errore: le , certezze assolute, come abbiamo già ricordato, non si danno mai in politica. Né va sottovalutato che una rifioritura di accesi nazionalismi sul vecchio continente, il diffondersi di un'amara diffidenza nei confronti degli Stati Uniti e lo scatenamento di sentimenti xenofobi del genere di quello che si sta verificando in Francia (e nel quale entra per una parte anche la vecchia componente neutralistica), tutte queste cose agevolano un distacco americano dall'Europa; e l'agevoleranno ancora più facilmente negli anni a venire, quando il rapido progresso della tecnica missilistica americana farebbe apparire tale distacco molto meno pericoloso per gli Stati Uniti stessi di quanto non sarebbe apparso, poniamo, due anni or sono. Coperti dai missili intercontinentali sempre più numerosi e dai sottomarini armati di Polaris, gli americani possono staccarsi fisicamente dall'Europa, portare via le loro divisioni, pur restando convinti che in caso di necessità garantirebbero di lontano la sicurezza del vecchio continente: si metterebbe in movimento, a questo modo, il mecca11ismo per il quale dal distacco fisico si passa a quello psicologico, e da questo si trascorre al disimpegno 13 Bib·liotecaginobianco
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