Cesare De Seta Credere nel mito resta per altro uno degli errori più frequenti della nostra umanità. Nel capitolo « Addio geni, addio maestri », egli scrive belle pagine su Gropius, Wright, Mies van der Rohe, Le Corbusier, Picasso, Klee e Kandiski, cioè gli ultimi epigoni di una società in cui è ancora vivo il mito dell'individualismo. Ridimensionare la figura di queste personalità è il compito di una cultura «anonima» (il termine «anonimo» acquista nel valore che già abbiamo inteso). Addio ai geni (o meglio all'atteggiamento di genio) perché questi è « uno che afferma una opinione ». « Per quanto grande si tratta sempre di una personale e soggettiva opinione. Il guaio è che data l'altezza da cui si eleva, questa voce vuol diventare oggettiva». « I geni in effetti nuocciono, la nostra civiltà deve essere semplice, fatta da uomini che lavorano insieme con differenti qualità. Vogliamo un mondo fatto di osmosi tra gli uomini, non un mondo fatto di idee imposte». Leonardo Ricci ama profondamente Wright e non lo nasconde né nei suoi scritti né nella sua opera, ma ha capacità critiche per cogliere i limiti del maestro americano, lì dove questi diviene « soggettivo » fino allo spasimo cioè abusa malamente delle sue qualità. Nel dire addio ai geni, il Ricci in effetti condanna ogni forma di esibizionismo, sia esso compiuto dal costruttore di ville fine settimana o dallo stesso Wright nel Museo Gugheneim. Il Ricci mostra così di possedere una personalità proteiforme, in cui troviamo la passione e l'entusiasmo da una parte, la calma e l'obbiettività dall'altra, qualità che ci appaiono nel suo volume armonicamente fuse alla luce di una sensibilità . 1n vero non comune. CESARE DE SETA 126 Bibliotecaginobianco
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