Nord e Sud - anno X - n. 40 - aprile 1963

Recensioni ultime pagine del VII capitolo di questa sua opera, all'esaltazione dell'età nuova su quella antica, pagine opportunamente citate dal Rossi (pp. 79-80). La citazione di Bodin e quella che il Rossi fa successivamente di Louis Le Roy (che fu anche il commentatore della dottrina dei cicli storici) dimostrano che la superiorità dei moderni sugli antichi fu maggiormente compresa da quegli autori che si occuparono più specificamente di problemi storici, in quanto essi più degli altri, avevano a disposizione quegli strumenti di comparazione che permettevano loro di discutere il problema con più profonda cognizione di causa. I temi fondamentali che il Rossi ha fin qui individuato, connessione fra teoria e prassi, collaborazione fra i ricercatori, storicità del sapere, etc., troveranno la loro sistematizzazione definitiva in Bacone, il quale, se pur non aveva il gusto della ricerca storica, quale l'aveva ad esempio un Bodin, aveva però profonda consapevolezza del radicale mutamento in corso nella storia umana e perciò, quando « parla della sua opera come parte del tempo egli non usa un'espressione retorica, esprime una profonda convinzione» (p. 85). Con Bacone il travaglio che ha accompagnato l'affermarsi dell'idea di scienza, trova, ci sia consentita l'espressione, la sua catarsi. La battaglia culturale che vedeva come protagonisti gli scienziati e gli intellettuali più avanzati del Rinascimento, è giunta alla vittoria dopo che la sistemazione baconiana ha sgombrato il campo dagli equivoci facendo giustizia degli antichi idola; con Bacone, scrive il Rossi, « alcune categorie tipiche del sapere tecnico - la collaborazione, la progressività, la perfettibilità, l'invenzione -· divengono categorie cui Bacone attribuisce un valore universale. Esse devono servire a qualificare l'intero campo del sapere umano » (p. 90). Gli anni che seguirono videro sempre più affermarsi e diffondersi ~quelle idee che Bacone aveva sistematizzato: il distacco della nuova filosofia da quella tradizionale è ormai definitivo e irreversibile: sorgono le prime accademie scientifiche (l'Accademia del Cimento, La Royal Society, l'Académie de sciences) che postulano e garantiscono la co,llaborazione fra gli scienziati; la storia umana poteva adesso « apparire come il prodotto di un lavoro comune, come il risultato dello sforzo di più generazioni, ciascuna delle quali utilizza le fatiche delle generazioni precedenti» (p. 101) e e il genere umano poteva venire concepito nella sua sostanziale unità, concetto sul quale Bacone, Campanella, Le Roy e soprattutto Bodin (che non può a questo proposito stare, come il Rossi lo colloca, sullo stesso piano degli altri) col suo auspicare la Respublica mundana, e con la forte intuizione della consanguineità dei popoli, che esprime nel IX capitolo della sua Methodus, avevano a lungo insistito. Abbiamo indugiato a lungo nell'esposizione dell'opera del Rossi per meglio darci ragione dei principi che la ispirano e del metodo con la quale è condotta. Se indubbiamente si tratta di un lavoro pregevole sul piano quantitativo, cioè come materiale esaminato e riportato, tuttavia non sono pochi i dubbi che fa sorgere sotto l'aspetto qualitativo, cioè come approfondimento critico dei testi e dei problemi presi in considerazione. Il me115 Bibliotecaginobianco

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