Nord e Sud - anno X - n. 40 - aprile 1963

Girolamo Cotroneo omnibus, quasi sit omnium dominus. Terram calcat, s1.1lcat aquam, altissimis turribus conscendit in aerem »; e Giannozzo Manetti nel De dignitate et excellentia hominis poteva affermare: « Nostra namque, hoc est umana, sunt, quoniam ab hominibus effecta, quae cernuntur: omnes domus, omnia opida, omnes urbes, omnia denique orbis terrarum edificia. Nostrae sun picturae, nostrae sunt sculpturae, nostrae sun artes, nostrae scientiae ». Abbiamo voluto citare questi pensatori umanisti, che il Rossi giustamente non cita, in quanto non specificamente interessati al problema da lui trattato, perchè essi dimostrano quanto fosse mutato l'ambiente spirituale del rinascimento rispetto al mondo antico e medievale, come fosse avvenuto un capovolgimento delle posizioni assiologiche della tradizionale cultura classica: l'uomo e la sua opera specificamente umana sono al centro dell'interesse, e quindi la scienza che è prodotto, il più importante prodotto, esclusivamente umano è oggetto di studi e di attenzioni, mentre si fanno strada le idee fondamentali intorno ad essa: che sia una costruzione infinita alla quale ognuno deve, per quanto può, contribuire; che ad essa siano necessarie la collaborazione, la cooperazione ed il sorgere di istituti sociali ad hoc; che non ha come fine il vantaggio di una sola persona, o gruppi di persone, ma dell'intera umanità; che la ricerca scientifica è qualcosa di più importante delle singole persone che la compiono: « queste - scrive il Rossi - oggi diventate verità di senso- comune, sono alcune fra le componenti essenziali di una considerazione della scienza che ha precise origini storiche. Essa è assente dalle grandi concezioni religiose dell' Oriente, nell' antichità classica, nella- scolastica medievale. Viene alla luce in Europa come il più tipico prodotto della civiltà occidentale moderna fra la metà del Cinquecento e la metà del Seicento» (p. 68). A questa nuova presa di coscienza si accompagna quella, importantissima, presso gli autori rinascimentali « che la loro filo1 sofia e la loro scienza non sono raccolte di verità eterne, ma sono invece prodotti storici legati a un tempo e a un luogo determinati, valide e soddisfacenti e pienamente legittime allora, ma non più valide, nè soddisfacenti, nè legittime oggi, in una situazione nuova e diversa, nella quale - di fronte a cose ed a problemi nuovi - ci si pongono domande differenti che esigono nuove e più articolate risposte» (p. 70). Sorge quindi in questo periodo la considerazione storica della realtà che, se da un lato rivela la limitatezza delle verità scoperte dagli antichi e la progressività del sapere nel tempo, dall'altro, come nota il Rossi, nega alla storia quel carattere teofanico che l'aveva caratterizzata sino allora e la riscopre come prodotto dell'uomo, spezzando lo schema teologico nel quale era stata inviluppata; nel 1566 infatti, Jean Bodin, un autore in cui i residui teologici e platonici sono tutt'altro che scomparsi, scriveva nella sua Methodus (che il Rossi cita ad altro proposito) che lo interessava soprattutto la storia degli uomini ( « ob eam causam ab historia rerum humana .. rum nobis auspicandum videtur » ), le conversiones alle quali essa era soggetta, e spezzava lo schema di periodizzamento storico fondato sull'autorità di Daniele e sulla sua profezia delle quattro monarchie, per arrivare nelle 114 Bibliotecaginobianco

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