Giovanni Coda-Nunziante facilmente spiegare. La forma cooperativa, da tante parti auspicata, è spesso, infatti, vista con sospetto da molti agricoltori. E specialmente i produttori più all'avanguardia, o comunque di dimensioni più grandi, che, se volessero, potrebbero imprimere un forte impulso alla creazi~ne di cooperative, sono del tutto restii a questa forma di associazione, perché considerano la limitazione di un voto a persona una maniera per assoggettare le loro decisioni a quelle del più numeroso gruppo dei piccoli agricoltori. Questo stato d'animo è stato chiaramente espresso dalla Associazione Nazionale dei Giovani Agricoltori, dipendente dalla Confagricoltura, che ha presentato alla Con.ferenza Nazio,nale del Mondo Rurale e dell'Agricoltura una proposta di facilitazioni legislative per la costituzione di Società per Azioni Agricole. La constatazio.ne è abbastanza importante, in quanto in effetti gli interessi dei grossi e dei piccoli agricoltori possono in vari casi non concordare, e quindi la presenza di questi due diversi gruppi in una cooperativa rende più gra·vi i problemi di coordinazione interna, e più difficile la collaborazione leale di tutti i soci, dalla quale ultima tanto dipende il successo delle cooperative stesse. Ci pare perciò che la gestione delle singole Centrali, perché esse possano assolvere la funzione di pubblico interesse di cui sopra, e siano in condizione di funzionare efficientemente, debba essere affidata ad un consorzio di enti pubblici locali, ai quali deve essere aggiunta una adeguata rappresentanza degli agricoltori. Il Consiglio delle Centrali dovrebbe, per esempio, comprendere un rappresentante dei seguenti enti: Ispettorato Agrario Provinciale, Camera di Commercio, Amministrazione Comunale e Provinciale, Consorzio di Bonifica, Cassa per il Mezzogiorno ed Ente di Riforma o Sviluppo. A questi dovrebbero essere aggiunti rappresentanti delle varie associazioni agricole, della Unione Cooperative, ecc. Ricordia1no qui di nuovo il problema della definizione dei rapporti fra le singole Centrali e l'ENCO. A seconda dei poteri attribuiti a quest'ultimo, le direttive di esso in alcune materie dovrebbero essere vincolanti per le Centrali. I direttori o i presidenti delle Centrali potrebbero poi far parte di una Assemblea dei Soci dell'ENCO, con la funzione di discutere gli indirizzi della politica dell'ente stesso, indirizzi che, una volta approvati, impegnerebbero tutti i soci. Ma non ci pare che sia, per. il momento, necessario dilungarci sulla definizione particolareggiata di tali rapporti, poiché altri potranno farlo molto meglio di noi, e comunque il piano che abbiamo suggerito richiede ancora approfondita discussione e ripensamento. Anche riguardo ad altri punti del programma non potremmo del resto dire molto di più. Essi potranno essere meglio definiti quando più 96 Bibliotecaginobianco
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