L'esilio dalla realtà Ciò spiega il mal celato sentimento di disprezzo verso i lettori, sul quale sembra basarsi la formula editoriale dei fotoromanzi; o, quantomeno, l'insopportabile atteggiamento paternalistico che trasuda, si può dire, da ogni pagina. Basti pensare alle rubriche di « piccola posta », dove le lettrici vengono spesso chiamate « figlioline », « colombelle », quanào non, addirittura, « Lialine » (una sorta di matronimico·, quest'ultimo, creato dalla inesauribile fantasia della scrittrice Liala). Se il pubblico è malato di infantilismo, nulla viene fatto per curarlo; si direbbe, anzi, che tutti gli sforzi tendano a perpetuare una situazione, che è di inferiorità psicologica, prima ancora che sociale. Le conseguenze sono tutt'altro che trascurabili. Si inducono le lettrici ad emigrare in un mondo a dimensione unica (che è quella degli intrighi passionali); un mondo nel quale i concetti di tempo e di luogo risultano annullati, poiché la genericità delle vicende è tale, che niente impedirebbe la loro collocazione in epoche e luo,ghi diversi da quelli suggeriti 11• Un mondo, soprattutto, che ignora la problematica della società moderna; e se qualche volta si sfiorano i temi più scottanti del nostro tempo, ciò avviene in modo accidentale, e pochissimo compromettente. Supponiamo, ad esempio, che l'eroina di un fotoromanzo venga ad essere improvvisamente licenziata dalla fabbrica nella quale lavora. A che cosa è dovuta, questa decisione? Si tratta fo·rse di riduzione del personale? O di chiusura della fabbrica? O, magari, si vuole elimiJ.?.are una sgradita agitatrice sindacale? Nulla di tutto questo. Se·mplicemente, l'eroina è stata messa in cattiva luce presso i suoi dirigenti da un'amica invidiosa, la quale s'è accorta della simpatia suscitata dalla ragazza nel cuore del giovane titolare dell'impresa. E giacché la farina del diavolo va tutta in crusca (i fotoromanzi possono definirsi vere e proprie antologie del luogo comune), l'eroina finirà con l'ottenere una completa riabilitazione. Non tornerà a lavorare in fabbrica, questo no; sposerà invece il giovane padrone, conquistando così ad un tempo l'amore, la posizione sociale e la ricchezza. C'è da osservare che, se il mondo dei fotoromanzi rispecchiasse effettivamente la società italiana, questa risulterebbe assai singolarmente composta. È raro, ad esempio, che il protagonista maschile di quelle zuccherose storie sia un avvocato o un commerciante; quanto agli impiegati statali, ai metallurgici, ai braccianti agricoli, ai conducenti di autobus,. si sarebbe addirittura indotti a dubitare della loro esistenza. Bemard Berelson e Patricia J. Salter hanno· compiuto una interessante 11 Molto spesso, d'altra parte, i luoghi dell'azione vengono lasciati nell'anonimo, forse perché una troppo realistica ambientazione rischierebbe di rompere l'incanto. Come potrebbero, infatti, le Videlma, le Laurene, gli Edo e i Danilo muoversi sullo sfondo prosaico di Abbiategrasso, di Frosinone o di S. Maria Capuavetere? 79 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==