Nord e Sud - anno X - n. 39 - marzo 1963

Rosellina Balbi Orbene, quando Liala afferma che « il mon1o, per tre quarti, le appartiene », non possiamo negare che sia nel vero. Eloquente è lo straordinario successo di vendita degli ottanta, e più, romanzi di questa prolifica autrice; eloquentissimo è l'appassio11ato entusiasmo che migliaia e migliaia di lettrici non si stancano di testimoniarle. « Mi spiace, cara, ottima e fedele amica », scriveva Liala il 15 febbraio 1962 su « Intimità», « di averti amareggiata. Tu volevi che mi venisse assegnato il Premio Nobel, io lealmente ti ho detto che a noi del rotocalco premi non ne dànno mai, e questo ti ha vivamente amareggiata perché tu (Dio ti benedica) sai che noi del rotocalco possiamo stare pari a tanti cervelloni. .. ». Qui, come si vede, tocchiamo addirittura i vertici del ridicolo. Certe assurdità, peraltro, contribuiscono ad una migliore formulazione del problema che ci interessa. La « subletteratura », cl1e riempie le pagine dei fotoromanzi, ha una sua giustificazione? Sul piano commerciale, evidentemente sì. Romanzi come « Non crescon fiori per Abigaille » (e, senza alcun dubbio, « La sublime arte di amare») costituiscono un complemento prezioso per i fotoromanzi veri e propri, e contribuiscono a mantenere le tirature dei settimanali che li ospitano su livelli che i periodici « impegnati » non raggiungeranno, probabilmente, mai. Abbiamo già avuto occasione di dire che il pubblico dei fotoromanzi è costituito in gran parte da persone appena uscite dall'analfabetismo, le quali non si sarebbero accostate all'edicola se non vi avessero trovato quel particolare tipo di pubblicazione. Ma ne consegue necessariamente una valutazione positiva dei fotoromanzi? Possiamo co1 nsiderarli, in altri termini, come uno strun1ento di «promozione»? Su questo punto, le opinioni sono quanto mai divise. Gli editori, naturalmente, sostengono la tesi che il fotoromanzo possa valere come avvìo ad altre, più impegnative letture: ciò è tanto vero, rilevava un dirigente della « Mpndadori », che il pubblico di « Bolero Film » viene invitato a leggere « Grazia », mentre non si verifica l'inverso 1 • Dello stesso avviso è Carlo Della Corte: il quale giunge ad affermare che, se la sinistra politica, negli anni a cavaliere del secolo, si fosse servita di una metodologia spregiudicata (quale sarebbe, per l'appunto, la tecnica dei fumetti), il suo sforzo per dare vita ad una cultura popolare sarebbe stato coronato da maggior successo. Dal canto suo, Mario Soldati, in una puntata dell'inchiesta televisiva « Chi legge? », auspicava 1 Non sembra, tuttavia, che si verifichino migrazioni di pubblico dai fotoromanzi ai settimanali cosiddetti borghesi. Esiste, piuttosto, il fenomeno della sovrapposizione di pubblico nell'ambito dei fotoromanzi: tra le lettrici di « Grand Hotel» v'è una percentuale abbastanza cospicua che legge anche « Sogno», e così via. 74 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==