Nord e Sud - anno X - n. 39 - marzo 1963

l Giornale a piu voci fanno tappa nei Comuni della cintura prima di stabilirsi a Torino (peraltro lo stesso Sindaco aveva recentemente parlato di una percentuale del 65/68%). Il Ministro Pastore: nell'ultimo decennio 1.900.000 persone hanno abbandonato il loro paese di origine. I saldi migratori indicano chiaramente le zone di affluenza e quelle di provenienza: in Piemonte si ha + 10,2%, Lombardia + 7,7%, Liguria + 8,8%, Lazio + 5,7%, in Calabria -17%, Abruzzi -15%, Lucania -12%, Veneto -10,7%, Puglia -10% (da notare il Lazio fra le regioni «positive» per l'evidente incidenza di Roma, il Veneto fra quelle « negative »). Co1nplessivamente, nel Sud il saldo è p1 assivo nella misura· di 99,7 ab.ti per mille, nel Nord è attivo nella misura del 21,4 per mille. A Torino (e lui cita la percentuale del 30% di meridionali sul totale degli immigrati), il 40% risulta proveniente dal resto delle provincie piemontesi; fra i meridionali: 33% pugliesi, 23% siciliani, 13% calabresi, 10% campani, 6,3% sardi, 5,4% lucani, 3,6% abruzzesi. Questo grande rimescolamento crea problemi ai privati, agli enti pubblici, ai sindacati, agli imprenditori. Il livello culturale e professionale basso di queste masse che irrompono sul mercato le rende estremamente manovrabili tanto da parte del padronato, nei cui confronti esse non hanno la difesa della qualificazione e della coscienza sindacale, tanto da parte di gruppi estremi del mondo sindacale che sfuggono al controllo delle organizzazioni, vere e proprie zone anarchiche (i fatti di Torino del luglio 1962). Cionostante l'afflusso degl'immigrati non ha depresso il mercato del lavoro, e non ne ha bloccate le tendenze espansive. Tutte le retribuzioni sono aumentate (dal 40 al 75% in agricoltura, dal 25 al 57% nell'industria). L'atteggiamento nel mondo operaio è positivo, ma occorre che il sindacato si renda ancora più operante nell'assumersi la tutela degl'interessi dei lavòratori immigrati. Esso dovrà favorirne l'assimilazione per evitare che si formino nuclei regionalistici avulsi dal tessuto cittadino, cercando anche di combattere e smentire pregiudizi etnici, con un'opera di mediazione che eviti incomprensioni, concorrenze ed ostilità. Un'azione anche da parte del sindacato dovrà essere svolta per elevare gli standards culturali e professionali dei nuovi arrivati. Purtroppo in Italia non esiste una sufficiente sensibilità per i problemi delle migrazioni inteme. All'estero esistono uffici che garantiscono un'efficace opera di informazione, assistenza, accoglimento, alla partenza e all'arrivo. Cose che ci permetterebbero di stroncare il fenomeno del mediatore che va rivestendo forme sempre più criminose (secondo gli uffici del lavoro invece non accade nulla ...). Per quanto riguarda l'esigenza di una politica di piano che corregga e non consenta il perpetuarsi di ulteriori .squilibri e che coordini l'emigrazione, Pastore si è rifatto a quanto era già stato vivacemente affermato in proposito da Donat Cattin. È mancato ogni accenno ad un possibile intervento da parte della Cassa del Mezzogiorno per aiutare Torino nel suo problema cli inserimento degli immigrati, intervento negli ultimi tempi ripetutamente auspicato dagli organi pubblici e dalla stampa cittadina. Forse è questo il senso del discorso di Anselmetti: noi non chiediamo l'elemosina allo Stato. 69 Bibliòtecaginobianco

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