Giornale a più voci crea stati d'animo di prevenzio.ne e talvolta, abbiamo visto, di psicosi collettiva a sfondo razziale. Le note che precedono sulla riunione di Genova erano già pronte quando è sopraggim1to il Convegno di Torino. Questo ci ha portati a guardare più da vicino gli enormi problemi che quella città deve affrontare per quanto riguarda l'immigrazione, e ci ha mostrato come la classe dirigente vi è immersa - e non può non esserlo - ed il grado di consapevolezza dei termini del problema, l'impostazione più concreta, realistica, immediata che a questo viene data. Così nella realtà di tutti i gio1 rni come nei due giorni di discussione. Il problema a Genova si presenta in uno stadio ancora iniziale rispetto a Torino - e forse si manterrà tale anche perché le previsioni non indicano un afflusso migratorio paragonabile a quello di Torino. Le divagazioni sono possibili quando non si hanno i problemi enormi delle centinaia di migliaia di persone, come a Torino, dove ad un certo punto il problema dell'immigrazione è diventato quello stesso della città e del suo sviluppo, con le esigenze immediate e pressanti che si chiamano case, scuole, trasporti, strade, ospedali. Del resto a Torino non passa giorno· che non se ne discuta in questi termini, in Comune e sulla stampa, e non si studino piani e soluzioni. Esiste un piano per l'integrazione città-regione che già, in una impostazione di largo respiro, trascende ormai il problema dell'immigrazione in quanto tale e del suo adattamento i11 quanto meridionale. Lo studio ( « Struttura e prospettive economiche di una regione») assicura che l'attuale sviluppo potrebbe essere mantenuto se la provincia di Torino, intesa co·me un tutto unico ed integrato con la città, raggiungesse i tre milioni di abitanti ·nel 1970 (con una immigrazione di 120.000 unità all'anno, più che raddoppiata quindi rispetto al ritmo attuale + 52.000). Tali previsioni ed ipotesi sembrano fantastiche ed illusorie (e d'altra parte gli stessi estensori si rendono conto degli effetti negativi che un tale sviluppo avrebbe sul resto del paese), però dieci anni fa anche il mezzo milione di imr11igrati di oggi sarebbe sembrato un'ipotesi assurda. Il sindaco Anselmetti, al Convegno ed in alcune recenti occasioni, ha parlato dello sforzo eccezionale compiuto dal Comune per far fronte all'au- ~ mento di popolazione del 42% verificatosi negli ultimi dieci anni con l'afflusso di 482.000 immigrati: sono stati ·spesi 102 miliardi; in otto anni sono , state costruite 600 aule scolastiche, altre 900 lo saranno in questo e nel prossimo anno, oltre a 25 scuole con ossatura metallica; saranno co1 struiti 14.000 vani e sarà attuato il consorzio dei 23 comuni della cintura per il reperimento di aree per l'edilizia popolare (l'unica città italiana che abbia già bloccato i terreni in applicazione della legge ·167). È poi in programma la costruzione di un nuovo ospedale con 400 letti. Torino ritiene di aver fatto ciò che era un suo dovere; ed anche il suo interesse, perché lo sviluppo economico è stato facilitato dall'iµimigrazione. Non si vo:gliono chiedere elemosine allo Stato, ma comprensione alla burocrazia centrale per ottenere 67 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==