Nord e Sud - anno X - n. 39 - marzo 1963

Sergio Antonucci impostato, esaminato e riso1 lto col solo strumento sociologico e psicologico al servizio del produttivismo aziendale, e non sia anche un problema politico. D'altra parte la stessa ricerca di soluzioni globali, di grandi visioni d'insieme, le preoccupazioni degli uni di continuare a ricevere il costante flusso di manodopera, quelle degli altri di riuscire a fermare l'emorragia, la richiesta di piani per l'inserimento dei meridionali, per l'istruzio,ne di base e professionale, le stesse grandi linee di sviluppo industriale tracciate da Einaudi, co•me l'esigenza avvertita da qualcuno di stimolare il senso sociale e sindacale degl'immigrati, cosa altro non sono se non esigenze politiche, ricerca di soluzioni politiche? Con1e sempre la politica, cacciata dalla porta dai puri tecnici (dell'amministrazione, dell'aziendalismo, dell'economia, ora anche della sociologia), torna dalla finestra. A volerla tener fuori altro non si ottiene se non una perdita di tempo. Le stesse preoccupazioni del prof. Cavalli di deter1ninate evo,luzioni politiche, potrebbero mai essere superate con i soli mezzi sociologici, aziendali o puramente amministrativi? E comunque non sono anche esse una posizione politica, quindi in contrasto con le pretese del sociologismo puro ( « 11oi ci limitiamo a studiare ed enunciare i risultati, senza risalire alle cause remote, senza suggerire soluzioni, senza prendere posizione: questo tocca ai politici»)? Questo discorso ne porta con sé un altro. Successivamente al co·nvegno, Cavalli ci ha detto di avere avuto l'impressione che alcuni interventi dei meridionali presenti (Pianese) siano stati improntati ad una certa forma di reazione, ingiustificata in persone colte e preparate, come se la denuncia dei problemi di alcuni strati inferiori della società, dalla quale essi stessi provengono, potesse coinvolgere anche loro e co1npromettere il loro status, onde lo scatto di un meccanismo di difesa, illogico ed assurdo perché nessuno « accusa » i meridio11ali in generale e tanto meno loro in particolare. Ora, a parte il fatto che fra gli oratori partiti in « difesa » dei meridionali figuravano anche dei settentrionali, siamo anche noi convinti che un tal genere di reazioni sia dannoso e inutile. Tuttavia, ci sembra che la borghesia reagisca per abitudine di fronte a qualunque problematica sociale dalla quale si senta in qualche modo disturbata: la borghesia di Palermo contro le indagini di Dolci, quella milanese se si parla delle « Coree » ( siano queste abitate da meridionali o da sette11trionali non importa), come probabilmente quella inglese del tempo era indignata dai romanzi di Dickens. Co·me in genere l'italiano medio di fronte ai films neorealistici ( ... « i panni sporchi, ecc.»); ed_in questo il fronte è unico, da Lecce a Torino. Cavalli si preoccupa di queste reazioni da parte dei meridionali come di complessi di inferiorità, che possano provocare ulteriori fratture nella S(?Cietà italiana. Ma non pensa alle fratture operate ogni giorno, tanto per fare un esempio banale e ricorrente, dai grandi giornali del Nord col grande titolo nel quale si parla del delitto del siciliano o del calabrese (e mai accade di leggere nella stessa evidenza la precisazione regionale di quelli commessi da piemontesi o lombardi). Questa ci sembra la frattura peggiore perché 66 Bibliotecaginobianco

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