Sergio Antonucci già da 50 anni uno stabilimento - e quindi aveva a"1:lto modo di formarsi un notevole bagaglio di esperienze e studi sui meridionali nell'industria - a Taranto si è trovata di fronte ad una situazione completamente diversa. Eppure i risultati sono eccellenti e molte preoccupazioni che erano sorte a seguito delle indagini sociologiche sul problema del passaggio dall'agricoltura all'industria (orari, ten1pi, turni, nei quali dover inserire gente abituata al ritmo lento e costante della vita contadina) si sono risolte quasi inavvertitamente. Comunque, se vi sono difficoltà nell'inserimento dei meridionali al Nord, ve ne sarebbero altrettante per i settentrionali al Sud. Einaudi non si meraviglia che famiglie di braccianti non sentano il problema dell'istruzione. D'altra parte l'istruzione ha un significato se c'è modo di utilizzarla. A Taranto c'erano solo scuole artigianali: ma non c'erano industrie dove utilizzare un altro tipo di scuole. Così l'impiego di stato era l'unica possibilità per i meridionali con un certo tipo di studio. Un discorso serio, aperto, obiettivo, una visione delle cose articolata, moderna. Altro appello ad uscire dalle generalizzazioni e dagli schematismi si è avuto dal Mario Fazio, il vivace corrispondente da Genova della « La Stampa». Del resto, l'adattamento dipende anche dal diverso atteggiamento delle popolazioni dei luoghi d'arrivo. A Milano l'integrazione è più facile e dopo un po' gli immigrati si sentono, si vogliono sentire fin troppo milanesi. A Torino l'affluire di n1asse compatte ha portato una certa· diffidenza. A Genova si verifica il fenomeno degli accentramenti regionalistici. Nella Riviera di Ponente l'immigrazione (circa 30.000) sta alterando i vecchi rapporti di forza: singolare il caso di Bu-sana Vecchia, già abbandonata, che ora gli immigrati hanno ripopolato. Occorre una visione globale e non frammentaria, libera da prevenzioni. Gli stessi fenomeni criminosi alla lunga vanno sparendo: a Ventimiglia i Calabresi usano sempre meno il coltello (commenti nella sala: « hanno imparato ad usare la pistola! » ). Anche Mario Fazio accenna ai casi di meridionali che ora potrebbero economicamente permettersi una casa più decente, ma continuano a vivere in condizioni deplorevoli (ma neanche Fazio mostra di rendersi conto che tali appaiono a noi, non a gente che vede ogni cosa come un miglioramento rispetto alle co11dizioni di partenza ...). La prof .ssa Riva, Ordinaria di diritto del Lavoro, concorda con l'ipotesi, avanzata da Cavalli, sulla mafia quale istituto sostitutivo, sia pure abnorme e patologico, di alcune strutture sociali mancanti o inefficienti, nonché della funzione sindacale. Gli immigrati vi troverebbero quello che, per alcune esigenze, non hru1no ancora imparato a chiedere ai sindacati. Bisognerebbe stimolare i meridionali ad un maggiore senso sociale e solidaristico. Dello stesso avviso sono stati altri oratori (Punch, Santi, Fazio): l'azione sindacale come fattore positivo, desiderabile, di maturazione sociale e civile. Meno male! Comunque ciò contrasta singolarmente con la diffusa opinione emersa nel corso del precedente convegno: tener lontani i sindacati dagli immigrati. Peccato che mancassero proprio i sindacalisti. .. ! 64 Bibliotecaginobianco
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