Nord e Sud - anno X - n. 39 - marzo 1963

Sergio Antonucci L'atteggiamento e la me11talità di questo ing. Yiziano c1 sono apparse singolarmente rapprese11tative (e perciò ne parliamo) dell'ambiente dei piccoli e medi imprenditori del Nord, vero tessuto connettivo dell'economia settentrionale. Con questi occhi centinaia, migliaia di padroni e padroncini guardano ai meridionali cl1e arrivano quassù. Viziano, anzi, con le· sue piccole inchieste è già sul piano del paternalismo ill_uminato. È già a suo modo un meridionalista. Al quale, t11ttavia, bisognerebbe spiegare, fra l'altro, che le camicie bianche (sotto i vestiti neri) non mancano, la domenica, sulle piazze dei più poveri paesi del Sud; e che la scatoletta di carne con la quale ha visto sfamarsi a mezzogiorno 5 fratelli, rappresenta già un miglio.. ramento rispetto a certe diete abituali dei muratori del Sud. Abbiamo poi sentito la voce delle grandi aziende. Pianese della Esso ha raccontato la storia della raffineria di Augusta; nel 1949 la zona era totalmente depressa e priva di manodopera qualificata. Ora il 95% delle maestranze - per 1'80% qualificate - è costituito da meridionali, i quali hanno dimostrato ottime capacità di adattamento e di miglioramento, anche al di là dell'incentivo economico. Analoghi risultati hanno ottenuto le altre industrie che si sono via via installate nella zona. Naturalmente non sono mancate le difficoltà dovute alle mentalità e all'ambiente. Queste, nei gruppi rimasti al di fuori dello sviluppo industriale, sono pressoché inalterate. La circolazione del denaro ha poi 1nesso in luce una certa facilità di indebitamento. Comunque, « la loro straordinaria intelligenza è garanzia dei successi che si avrebbero, ecc.». (Ma non sono neanche queste le difese che vorremmo, non è neanche di questa solita « straordinaria intelligenza dei meridionali» cr1e vorremmo sentir più parlare. Basta con questi elogi settoriali dei meridionali che sono stati bravi, del ragazzo che è andato bene a scuola, della raffineria che funziona anche nel Sud - racconti che stupiscono ed edificano gli uditori benpensanti del Nord. E che altro non fanno se non avallare il paternalismo degli uni e la condizione di minorità degli altri ...). Ancora della ESSO (gli anfitrioni hanno diritto a questo privilegi) Capizzi ha parlato della iniziativa della sua società a S. Cataldo, in Lucania. Si trattava di mandare dei giovani di questo paese, per soggiorni di « civilizzazione » ed istruzione professionale, a Castelfranco Veneto; dopo di che farli tornare in Lucania ed utilizzarli per ulteriori iniziative di sviluppo e di progresso. Ora accade che i giovani vanno via da S. Cataldo, .ma non sono disposti a tornarvi. Presto tutta la popolazione sarà emigrata: il paese rappresenta un caso li1nite di depressione. Ci si trova quindi di fronte alla alternativa: o assecondare, qualificare, organizzare l'emigrazione; o portare verso le comunità del Sud che abbiano qualche possibilità di sviluppo un'azione mirante a trattenere sul posto la popolazione. Capizzi cita Saraceno: bloccare l'emigrazione per evitare la depauperazione delle forze di lavoro del Sud, che stroncherebbe ogni prospettiva di sviluppo. Per quanto ci riguarda dubitiamo che con elemosine aziendali fatte alle comunità più promettenti si possa risolvere il problema: secondo le previsioni della SVIMEZ il movimento migratorio potrebbe raggiungere l'apice intorno al 62 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==