Nord e Sud - anno X - n. 39 - marzo 1963

Giornale a JJiù voci materiali - di fronte al nuovo problema. Per decenni esse avevano vissuto la loro esistenza a un ritmo normale, prevedibile, di sviluppo ed accrescimento. Le loro classi sociali avevano raggiunto una certa armonia reciproca, basata se non altro sulla reciproca conoscenza, una certa stabilizzazione di rapporti e di strutturazioni. Torino era una città il cui accrescimento demografico ed urbanistico negli ultimi decenni era stato lento, quasi ai limiti della stasi. Era una città aristocratica anche nella sua classe operaia, una città rimasta un po' vecchiotta anche se avanzata intellettualmente e socialmente, una grande città industriale, ma poco portata alle grandi dimensioni metropolitane e cosmopolitiche, lontana, e desiderosa di restarvi, dal ritmo vertigino 1 so della vita moderna. Ora Torino ha visto crescere dentro di sé in dieci anni un'altra città, delle dimensioni di Catania, Bari, Bologna, Firenze, ché tanti - 3 o 400.000 - sono i nuovi torinesi di questi ultimi anni, per il 70% meridionali. E sente che le proprie strutture urbanistiche, amministrative, sociali, sono inadeguate ai nuovi compiti che deve svolgere. I problemi pratici, concreti, sovrastano quelli morali e psicologici, rappresentati dalla radicale diversità di carattere e di mentalità fra Torino quale era prima, razionale severa ordinata equilibrata, e i suoi nuovi abitanti, istintivi primitivi irrazionali disordina ti. .. Genova si trova di fronte ad un problema di più limitate dimensio•ni quantitative: gli immigrati rappresentano il 10/11 % della popolazione, cioè circa 70.000 unità, solo un terzo dei quali sono meridionali. Ma la natura ed il carattere della popolazione è cl1iuso, ruvido, aspro, nervoso, un misto fra quello che si potrebbe avere al fondo di una valle, fra le montagne, e in un'isola circondata dal mare e battuta dai venti. I suoi orizzonti sono i monti che la chiudono alle spalle, il mare che le si apre davanti; ma anche ' il mare, in fondo, è per pocl1i. Le sue dimensioni sono, o forse erano, oceaniche; comunque non sono conti11entali. Se Torino è aristocratica, Genova è esclusiva e poco portata alle novità: al primo contatto si chiude ed esclude, come un riccio. Ora, la novità è costituita dalla presenza di questi meridionali, dallo incombere di altri. Anche 20 o 30 mila - dieci volte meno che a Torino - son tanti per Genova cl1e deve adattarvisi. Stavolta il riccio non può chiudersi. A Genova, hanno partecipato al convegno una settantina di persone: docenti, sociologhi, psicologhi, ricercatori sociali, alti funzionari pubblici e dirigenti d'azienda, giornalisti. Venticinque l1anno preso la parola e gli interventi si sono protratti per otto ore: ciò anche grazie alla cena offerta dalla ESSO che ospitava nel proprio circolo aziendale. Un'iniziativa, quindi, di più ampio respiro e rilievo di quella preGedente (ne abbiamo riferito nel numero dello scorso dicembre), che ha posto in luce posizioni in un certo contrasto fra loro. Il sociologo prof. Cavalli ha impostato la discussione sul significato e le conseguenze che potranno avere, alla lunga, questi massicci spostamenti di popolazioni. A Genova il fenomeno si presenta in proporzioni limitate 59 Bibliòtecaginobianco

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