Nord e Sud - anno X - n. 39 - marzo 1963

Giornale a più voci della provincia, a causa del clima, del terreno, dei modi di lavorazione e via di seguito, non è idoneo ad essere messo sul mercato: di qui la necessità di associarci ad altre cooperative. Ma non appena siamo diventati soci, ho potuto vedere le grandi difficoltà che vanno superate. La difficoltà principale: la nostra cooperativa, come quella di Acquaviva delle Fonti e quella di Cassano Murge (due paesi distanti dal nostro una diecina di chilometri), è nata dopo essersi radicata in noi la coscienza della necessità e della convenienza di essa. Abbiamo affro·ntato i primi rischi, vissuto le prime esperienze di qualcosa cl1e apparteneva alla nostra volontà. La ca-operativa, la consideriamo una nostra creatura, e perciò le portiamo tutto l'interesse e l'amore che ogni buon padre porta verso il proprio figlio». « Le cooperative dell'ente riforma - afferma De Pinta - sono sorte per legge: la maggior parte dei soci non sanno nemmeno come sono sorte, perciò non si interessano troppo o abbastanza al loro sviluppo. Sono state create dai cittadini, dagli impiegati dello Stato, dai tecnici, che, dietro di loro, a sorreggerli, hanno lo Stato. I contadini dell'Ente non si sono ancora avvicinati a questi cittadini, e intanto si è creata una cooperativa che potrebbe anche assomigliare ad una torre di babele. Noi, modestamente, stiamo cercando di avvicinarci a questi cittadini, costringendoli a parlare la nostra lingua o, per meglio dire, a scendere tra noi, studiare e imparare il nostro linguaggio e comprenderci. È logico che questo nostro modo di agire non piace, ma noi abbian10 gettato il seme e lo cureremo finché non germoglierà; ma come al solito dovremo aspettare». E le difficoltà burocratiche, finanziarie? « Devo rendere atto - risponde il giovane presidente - alla Cassa per il Mezzogiorno e all'Ispetto,rato agrario compartimentale di Bari di averci aiutato in tutti i modi; ma il loro aiutp non poteva andare oltre la parte tec11ica. Per quanto concerne la parte finanziaria, pur avendo in precedenza l'avallo dei suddetti enti, abbiamo cozzato contro le esigenze e le formalità delle banche, scontando più le seconde che le prime. Ma ormai anche questa difficoltà è stata superata, perché abbiamo dimostrato di aver bene usato il denaro chiesto in anticipo, e per l'avvenire abbiamo i nostri beni immobili che garantiscono ». E infine, quali le prospettive dell'istituzione? Il presidente ne enumera alcune con la prudenza che è tipica di un contadino: oggi è necessario per la cooperativa che 110n accusi un deficit nella spartizione dei guadagni tra i soci; ma in un domani prossiino, inevitabilmente, nella dinamica delle cose, interverranno n1aggiori utili, una parte dei quali sarà investita in o·pere di sviluppo della nostra cooperativa, nell'ampliamento dell'edificio e nell'acquisto di nuovi strumenti meccanici di lavoro. Per la prima volta si produrrà una vera rottura nella tradizione contadina: l'antico risparmio che ammuffiva in casa e negli istituti bancari o che serviva per acquistare nuove terre, avrà una sua mobilità, una sua utilità, nuovi obiettivi comuni, il senso di qualcosa che costruisce. Una seconda prospettiva: il problema dei trasporti del prodotto; al fine di rompere definitivamente la catena dei mediatori, immettendo il prodotto direttamente sul mercato: da qui la 53 Bibliotecaginobianco

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