Nord e Sud - anno X - n. 39 - marzo 1963

Michele Novielli per firmare l'atto di costituzione. Ricordiamo li J:?10mento in cui abbiamo scaricato il primo macchinario nell'edificio appena costruito, le lotte sostenute con le categorie interessate (soprattutto i mediatori, i più colpiti) nell'ostacolare il nostro avvenire. Oggi posso dire che la cooperativa è definitivamente avviata; il numero dei soci è tale (circa centodieci, e l'aumento è continuo, direi regolare) che non dobbiamo cercare di trattenere tra noi chi è entrato nel gruppo per il semplice calcolo egoistico, credendo, cioè che si trattasse di una società di fatto e che ognuno potesse sentirsi proprietario alla maniera antica di nuovi beni. La cooperativa è un bene di tutti e di nessuno. È un mezzo, l'unico forse, per far avvicinare i contadini l'uno all'altro, affinché tirino con uguale volontà il carro e capiscano che l'eguale volontà li porterà ad una maggiore speditezza nel cammino dell'avvenire. Ed una volta che questo carro è stato avviato, sono convinto che chi non tirerà, e camminerà con gli altri, sarà travolto dalle sue ruote». Oggi, infatti, si verifica nel gruppo dei soci una selezione interna e naturale: chi se ne va (appena cinque, un numero esiguo di fronte alla maggioranza dei componenti) perché troppo diffidente o trop,po furbo, può darsi che non vi ritorni più percl1é saranno gli altri ad o·pporsi ad un suo rientro (il mondo contadino non perdona facilmente); ma chi non vi è ancora entrato, assiste per la prima volta con curiosità all'esperimento e non più con indifferenza. La curiosità diventerà domani tentazione, decisione, bisogno. « Ci siamo avvicinati tra di 11oi, stiamo cercando di capirci, di aiutarci - continua ancora il presidente-, ma una più importante cosa resta da fare: avvicinarci sempre di più ai cittadi11i, capirci con essi e con essi collaborare, se si vuole sperare in un futuro di progresso e di serenità. Perché oggi noto cl1e l'antica lotta tra uomini e padroni, uomini e schiavi, si è trasformata in lotta tra uomini cittadini e uomini contadini, tra uomini organizzati e uomini liberi. Il contadino che riesce appena ora ad avvicinarsi al suo simile e vicino, diffida del contadino; il cittadino (la maggior parte di essi) crede di appartenere ad una casta di privilegiati». Oggi il progresso meccanico avvicina più di ieri il mondo contadino al mondo cittadino, ma nello stesso tempo lo divide più di ieri. Non c'è niente da fare: ormai il contadino, dopo la rottura del concetto di risparmio operatasi nel suo mondo in questi ultimi anni, incomincia finalmente a conoscere da una parte la realtà cittadina attraverso gli strumenti meccanici di diffusione e di comunicazione, e dall'altra a possedere gli stessi strumenti di evasione, di comodità dei cittadini. Oggi è giunto il tempo della collaborazione. Ieri, e soltanto ieri, invece, le due classi potevano reciprocamente ignorarsi, o l'una ostentare un sentimento di superiorità o l'altra un complesso di diffidenza. E i rapporti con le cooperative legate all'Ente riforma? « Sin dallo scorso anno - mi spiega il presidente dell'elaiopolio - riuscii a convincere i miei soci ad associarsi alla centrale degli oleifici cooperativi della riforma fondiaria, spiegando tra l'altro cl1e il prodotto grezzo di un solo paese 52 Bibliotecaginobianco

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