Nord e Sud - anno X - n. 39 - marzo 1963

Michele Novielli tadina un senso, se no,n esclusivo, predominante, del tempo. Nell'oliva matura dell'albero egli vede soprattutto•, osserva principalmente, il risultato di un'opera gerarchica delle stagioni (il clima, la pioggia, il vento, la siccità, il sole, tutti partecipano a quest'opera) e poi il contributo della sua fatica di uomo (la sua mano che raccoglie, la sua accetta che sfronda e .taglia, il suo aratro che s'immerge nella terra). Per lui la natura sarà sempre più forte della sua fatica, della sua volontà e della sua intelligenza. Non bisogna dimenticare: all'origine dell'esperienza del contadino con la macchina, ci sarà sempre un urto fra due misure del tempo: quello della natura e quello dello strumento meccanico. L'urto crea una nuova diffidenza nel suo animo». Dieci, quindici anni or sono il processo di trasformazione dell'oliva in prodotto commerciale, in olio, seguiva il ritmo della fatica dell'uomo: nella vasca tre macine di pietra (ciascuna pesava dagli otto ai dieci quintali) mosse da un cavallo (o da un mulo) bendato, stritolavano l'oliva, la costringevano in una massa informa; le mani degli uo1 mini la raccoglievano dalla vasca e la situavano nei fiscali, nei cilindri di vimini che venivano affidati alla pressa. Era sempre il contadino che, in gruppo, manovrando una leva di ferro per più di mezz'ora, comprimeva i fiscali carichi, imbottiti di massa nella pressa. Nel 1939 apparve in un frantoio la macina meccanica: le tre grosse ruote di pietra mosse dall'energia elettrica e non più dal mulo bendato. Per il pro1 prietario del frantoio era un guadagno molto vantaggioso sul tempo di lavorazione. Nel dopoguerra tutti gli altri frantoi del paese adottarono la . . macina meccaruca. L'elaiopolio (il frantoio sociale), il primo nella provincia barese, si serve di una macina meccanica cl1e fa a meno della vasca e delle ruote di pietra: in una specie di imbuto si gettano le olive che attraverso il labirinto dei congegni della macchina si trasformano in pasta grumosa, pronta sul disco di metallo che ha sostituito il fiscolo. Ora che cosa succede? Al movimento lento, gerarchico, naturale della produzione dell'oliva e a quello paziente della fatica dell'uomo subentra il movimento rapido, meccanico, non visibile nei dettagli, della trasformazione. L'urto si accentua: quell'urto di cui si è parlato precedentemente. Bisogna fare attenzione a questi passaggi da un'esperienza all'altra. Non bisogna sottovalutarli. Il mondo contadino non è così semplice come si crederebbe. Apparentemente è semplice; dentro è un labirinto. « Se vuole un esempio più concreto - continua il giovane presidente - pensi che per il contadino la nostra macina non fa un lavoro completo, ya troppo in fretta. Le ruote di pietra 'sfruttavano' le olive; la p·asta che ne veniva fuori, era più co1npatta, più 'lavorata', la frantumazione era più lenta, ma più sicura, più generosa. La sua mentalità è diffidente. La sua legge è l'esperienza. Non si sofferma sulle due novità che sono emerse dal rapido e meccanico ciclo di lavoro: il risparmio della manodopera e il profitto sul tempo. Non gli interessano ». 50 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==