Nord e Sud - anno X - n. 39 - marzo 1963

Giornale a più voci membri di una nuova organizzazione). Il colloquio si svolge agile, spontaneo. Le impressioni, le frasi, le convinzioni, le idee sono espresse, manifestate dal giovane senza quel sospetto tipico nel contadino che si trova davanti ad un altro, soprattutto se questi è un giornalista. Dal colloquio prolungatosi per un lungo spazio di tempo, si possono ricavare tre motivi fondamentali che caratterizzano l'infanzia di una coop~ rativa meridionale. Tali motivi diventano destini di ogni cooperativa libera nel Mezzogiorno, per il n1omento e nei prossimi anni che verranno. Il primo motivo: i rapporti del contadino trasformatosi in socio con la macchina, con il p-rocesso meccai1ico di lavorazione del prodotto agricolo. Il secondo: i rapporti del coltivato·re diretto resosi collaboratore con gli altri coltivatori diventati soci. Il terzo motivo: i rapporti del socio, del collaboratore, con gli altri, che sono gli estranei, con lo Stato e la sua burocrazia, con la città e i suoi abitanti, con la società moderna e i suoi costumi. Infine il colloquio finisce inevitabilmente sulle prospettive lontane della cooperativa e sulla collaborazione con le cooperative legate all'Ente riforma • agraria. I rapporti che il contadino l1a con la macchina, l'altro socio e lo Stato, hanno il valore di nuove esperienze: 1) alle prese con lo strumento meccanico, l'antica, secolare diffidenza verso l'uomo che gli sta accanto risorge e questa volta sceglie un nuovo oggetto, appunto lo strumento meccanico che ha sostituito il lavoro ma11uale e animale; 2) dentro la cooperativa avviene, inizialmente, il passaggio difficile dal concetto tradizionale di proprietà della terra a quello di com1mità del prodotto; 3) a contatto con la burocrazia, con lo Stato, per la prima volta, con forme più immediate, più consapevoli, più utili di quelle precedenti, il contadino entra nel meccanismo della società che lo circonda (il contadino conosce più che lo Stato, i sùoi personaggi, non conosce nemmeno le sue istituzioni: l'avvocato, il giudice, il notaio, il sindaco, l'esattore, il carabiniere, per citare alcuni di essi che intervengono più spesso nella s11a vita). « Il lavoro non è facile », spiega il giovane presidente. « Il processo rapido e meccanico della trasformazione dell'oliva in olio insospettisce, non convince né il contadino né l'esportatore. Il prodotto agricolo, dopo la mat11razione e la ferrflentazione nei depositi provvisori, passa alla macina meccanica, poi, ridotto in pasta, subisce il peso dell~ presse, infine si affida al separatore: fissando una media del tempo, un quintale di olive, nello spazio di meno di tm'ora, si trasforma in venti, ventidue chili di olio, calcolando una media costante di rendimento. La rapidità lo insospettisce. Esaminiamo per un momento il processo di produzione: l'oliva spunta sull'albero come germe, cresce nei mesi primaverili ed estivi, infine nei mesi autunnali acquista la sua forma, la sua doppia struttura di nocciolo e di polpa;· tutto si compie secondo una legge perenne del tempo, tutto si svolge lentamente; nulla, né la volontà, né la m.ano dell'uomo, può accelerare quel processo, sovvertire quella legge ». « Il prodotto della terra - contin11a il giovane De Pinta - dà al con49 Bibliotecaginobianco

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