Nord e Sud - anno X - n. 39 - marzo 1963

Giornale a più voci Riunziamo ad altre esemplificazioni. Se abbiamo avuto la pazienza di leggere tutto il libro dell'Agazzi, questa cattiva esperienza che abbiam dovuto fare ci consiglia di non darne una recensione nel senso corrente del termine, perché il metodo seguito dall'autore è tale da impedire un comune discorso critico, un dialogo che non sia quello col peggiore dei sordi. C'è soltanto da prendere atto e da additare all'attenzione degli studiosi questo nuovo esempio di « operazione culturale » che mostra, se ancora ve ne fosse bisogno, l'assoluta incapacità dei marxisti italiani di uscire dalle strettole del dogma e di convincersi, finalmente, che la filosofia non comincia né finisce con Marx ed Engels. Il problema non è quello di spiegare o superare Croce mediante ciò che egli stesso aveva spiegato e superato, ma di spiegare la realtà con un metodo adeguato e personale. Croce è stato un momento di questa perpetua spiegazio11e, con tutti i suoi limiti e il suo condizionamento storico e personale. Ci limitiamo a chiedere perché mai lo stesso ragionamento no,n dovrebbe valere per i padri del marxismo e se siamo più vicini al vero noi che, durante e dopo Croce, abbiamo continuato a pensare col nostro cervello, o coloro che, come l'Agazzi, hanno sostituito il proprio con quelli, da loro imbalsamati, di Marx o di Engels. RAFFAELLOFRANCHINI L' infanzia di una cooperativa In una nota pubblicata nel mese di no·vembre dell'anno scorso su questa rivista e intitolato: La diffidenza contadina, descrivevo la nascita difficile di una cooperativa in un paese della provincia barese, precisamente a Sannicandro; in questa nota, esaurendo una promessa accennata alla fine del primo, narrerò l'infanzia non meno difficile della stessa cooperativa. La nascita di una cooperativa nel mondo meridionale è un'idea che nasce nel labirinto dell'animo del co·ntadino, è il passaggio, tutto intimo, dalla reciproca diffidenza alla fiducia reciproca in un gruppo di proprietari terrieri; l'infanzia è conseguentemente il passaggio, questa volta esteriore, da un'idea alla realtà. Sono i due tempi necessari di una cooperativa meridionale: idea prima, problema dopo. Deve essere la prima, cioè inizialmente presentare tutte le difficoltà di un'idea che nasce; deve essere poi la seconda, cioè subire le non meno enormi difficoltà di un'organizzazione che si sviluppa. Due età: l'una psicologica, l'altra tecnica. La preistoria è l'idea; l'organizzazione è la storia. Una cooperativa quaggiù senza questa idea avrà risultati meno sicuri di chi l'avrà avuta (allargherò· più avanti questo concetto: quando si parlerà della differenza fondamentale che passa tra una cooperativa libera e una vincolata). L'infanzia, dunque, di una cooperativa meridionale è la storia di un'organizzazione. Sono ritornato dopo parecchi mesi nel paese barese: quella che 47 Bibliotecaginobianco

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