Nord e Sud - anno X - n. 39 - marzo 1963

Raffaello Franchini trent'anni fa poté credere alla necessità di una ritr~duzione della filosofia crociana nei termini del marxismo, qt1esto fu dov11to a « t1n singolare errore di prospettiva, imputabile certo soprattuto alle condizioni in cui egli era allora costretto a studiare. Ma se poi da Gramsci passiamo a considerare la maggioranza degli attuali 'gramsciani', la situazione precipita; qui veramente il materialismo storico è rimasto crociano e metafisico nell'intimo ». Fatto sta però che i dirigenti politico-culturali del partito comunista non sono affatto convinti di questo, come dimostra sempre il citato dibattito su Rinascita, anche se, per altri n1otivi, essi cercano poi alleanze con tutte quelle forze che, in un modo o nell'altro, possono favorire il raggiungimento dei loro fini di rozzo e massiccio anticrocianesimo. Comunque, fallimento o non fallime11to del tentativo « gramsciano », resta acquisito che finora, in Italia, nessuna forza culturale è riuscita a sostituirsi a Croce e soprattutto a far dimenticare e a soppiantare (ciò che soprattutto l'Agazzi mostra di deplorare e da questo punto di vista è bene che si n1etta l'animo iI1 pace) « la presenza del crocianesimo, inteso in un senso sufficientemente lato, anche presso studiosi e in indirizzi culturali cl1e più o meno decisamente ed apertamente proclamano il loro distacco dal Croce, o addirittura la propria opposizione al suo pensiero ». Dopo di eh.e, che cosa resterebbe da fare? Evidentemente, se la forza del pensiero e del metodo di Croce è tale da esercitare ancora una profonda influenza nonostante le avversissime condizioni che da tante parti si cerca di creare per chiunque ne ritenga tuttavia necessario lo studio e l'approfondimento, una persona onesta ne concluderebbe che co11 ogni probabilità Croce deve, piaccia o no, restare un punto fermo degli studi filosofici e storici dell'Italia attuale, lasciando che il tempo, com'è naturale, faccia maturare senza sforzi programmatici il momento della sua inevitabile digestione e assimilazione, · che è poi quello che si suol dire, con l'imprecisa traduzione di un termine hegeliano, il suo superamento. Al contrario v'è chi, e l'Agazzi vi si è ampiamente ispirato, propone, di fronte a questa così evidente situazione di fatto, un metodo assurdo, artificioso, frettoloso: se non esistono nuovi problemi, li si inventino; se non c'è in giro troppa capacità di affrontare da capo nemmeno una parte dei difficili problen1i di filosofia o di metodologia che Croce trattò e per i quali propose certe soluzioni, si contrapponga immediatamente a Croce, come verità, tutto quanto egli combatté, ancl1e mezzo secolo fa, come errore; se vi sono dei campi in cui il metodo crociano non è stato ancora introdotto, o che furono lo,ntani dagli interessi del Croce, se ne faccia non già un motivo per studiare in quei campi tenendo presente la lezione del Croce, ma un semplice capo di accusa contro di lui. E così via. Sono que~ti i metodi consueti di una parte non indifferente della cultura universitaria e delle cosiddette operazioni cult11rali di partito, che oggi tentano, facendo un po' di chiasso e magari un po' di paura mediante qualche opportuno tocco ai bottoncini del potere accademico, di far dimenticare Croce agli studiosi italiani e soprattutto ai giovani. Eppure - potenza di quella dialettica con cui i neoilluministi marxisteg44 Bibliotecaginobianc~

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