Note della Redazione Detto tutto questo, voglia1no, però, ancora itna volta precisare- che attendiamo alla prova, come è doveroso, i due nuovi presidenti, lieti se patre1no n1isurare il passo avanti che la loro nomina comporta come un sensibile passo avanti. Le riserve che abbiamo avanzato in sede di commento alla loro no1nina non concernono per ora le loro persone, ma i criteri in base ai quali queste persone sono state scelte, e magari felicemente scelte. E soprattutto hanno il loro fondamento nella nostra costante preoccupazione per il fatto che la politica nieridionalista non riesce a diventare la questione che interessa e impegna tutta la classe dirigente del paese, ma continua a essere una delle questioni che si cerca velleitariame11te di risolvere nell'ambito di ciò che resta delle vecchie classi dirigenti locali del Mezzogiorno, i cui titoli di merito, per quanto riguarda la cultura economica, la fiducia nelle capacità riparatrici della democrazia, la volontà di venire a capo di alcune difficoltà che rendono impervia la strada dell'industrializzazione, la capacità di attuare in « periferia » ciò che si decide al « centro », non danno purtroppo grande affidamento. Tanto meglio se i nuovi presidenti dell' I sveimer e dell' I rfis dimostreranno di essere un'eccezione. Un'eccezione, però, non smentisce la regola; della quale, visto che non se ne è teriuto conto finora, si dovrebbe tener conto per l'avvenire, per altri problemi di dirigenza (vedi, ad es., Banco di Napoli e Banco di Sicilia) che restano insoluti e in vista della cui soluzione noi non potevamo rion accompagnare la notizia del cambio della guardia intervenuto all'Isveimer e all'lrfis con una rinnovata precisazione di quelle che sono da molti 1nesi le nostre preoccupazioni per il deterioramento degli strumenti vecchi e nuovi della politica meridionalista in conseguenza della 1nancanza di uomini capaci di adoperarli. ' "Bontà di Napoli,, Dire che Napoli sia una città ristagnante non è, certamente, dir cosa nuova. Né costituisce una novità rintracciare le cause di questo persistente stato di inerzia nella incapacità (o, se si vuole, nella cattiva volo11tà) della vecchia classe dirigente napoletana: la quale, dopo avere vigorosamente contribuito al decadere della città, non dà segno alcuno di voler avviare una concreta politica di promozione economica e sociale (il contrario, d'altronde, ci sorprenderebbe non poco). Di più, Napoli non dispone di quotidiani che siano veramente indipendenti, e che possano, per conseguenza, tentare di rompere l'immobilismo che paralizza la vita della città, mettendone a fuoco i problemi più drammatici ed urgenti. Del «Roma» - legato com'è agli interessi di un gruppo che ha dato ampia prova della sua predilezione per una politica ciarlatanesca e dissipatrice - non mette neppur conto parlare. Quanto al « Mattino », è triste 39 Bibliotecaginobianco
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