Nord e Sud - anno X - n. 39 - marzo 1963

Note della Redazione passati e presenti, l'esperienza frat-icese non cesserebbe tuttavia di essere inquietante. Ma qui conviene fare una distinzione fondamentale: ed è la distinzione tra l'uso della TV in paesi nei quali il sistema dei partiti è ancora doniinante e riesce qitindi ad imprimere il suo segno particolare su tutta la lotta politica nella molteplicità delle sue manifestazioni, e l'uso dello stesso strumento in paesi nei quali la propensione autoritaria fa della televisione una voce del regime almeno per quanto riguarda la politica. I giornalisti francesi di sinistra hanno ragione quando affermano che la TV è stata decisiva; ma sbagliano quando credono che lo sia stata per ciò che il generale-presidente ha potuto fare nelle sue allocuzioni o per il fatto che agli altri non sia stata data la medesi1na possibilità. Non sono state le settimane della campagrza elettorale a decidere, ma l'orientamento dell'opinione che nei mesi precedenti il governo di De Gaulle aveva potuto suggerire con continuità attraverso la televisione. E quando si tenga presente questa distinzione fondamentale l'esperienza francese non apparirà contraddittoria a quella americana, come poteva sembrare a prima vista. Insomma, tra la TV in un paese democratico e quella che svolge i suo-i programmi in un paese totalitario o anche solo a propensione autoritaria v'è la stessa differenza che passava trent'anni fa tra la radio in Inghilterra o in Francia e la stessa radio nella Germania dominata dai nazisti o nell'Italia governata dai fascisti. Pure, se torniamo all'esperienza americana, che ci è parsa, come si è detto, la più confortante (o anche a quella inglese, che non se ne differenzia molto), dobbiamo aggiungere che anche qui le cose sono molto meno semplici- di quel che appare a prima vista. Nel «Mondo» si notava giustamente che ridotta ai brevi discorsi di un, quarto d'ora o venti minuti la propaganda politica rischia di finire nel generico, di suggerire soltanto degli ' slogans facili ed evasivi. Ciò che è accaduto in America dimostra come questa osservazione sia tutt'altro che infondata: gli osservatori politici, che hanno seguito tutta la ca1npagna elettorale presidenziale del 1960 negli Stati Uniti e che hatzno, quindi, potuto misurare bene anche gli scontri televisivi tra Nixon e Kennedy, si sono accordati nel sottolineare l'approssimatività, la vuotaggine e l'evasività di tali scontri medesimi. Questi saranno stati magari importanti nel determinare l'orientamento dell'opinione; ma furono sicuramente assai poveri di contenuto. A giudizio degli esperti nessuno dei grandi problemi della politica estera e della politica interna americana si poté affrontare con la cabna e la ponderatezza necessarie perché la discussione fosse veramente fruttuosa. E chi abbia seguito le conferenze stampa alla TV dei leaders dei partiti italiani converrà agevolmente che un tale giudizio si può dare anche per queste. Il che vuol dire che, anche quando si sia eliminato il pericolo della propaganda televisiva come voce del regime, i problemi non sono affatto risolti, ma si ripresentano sotto al'tra forma. Certo noi siamo ben lontani dal ritenere che si debba sopprimere ogni forma di propaganda politica televisiva: ma vorremmo anche ammonire 35 Bibliotecaginobianco

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