I giornalisti e la paura della libertà tato sarebbe del tutto superfluo, 1nentre 11ei confronti del secondo lo stesso esame costituirebb.e una barriera troppo facilmente superabile. E tutto ciò, comunque, senza dimenticare di lasciare aperta una strada allo sbocciare di vocazioni spontanee e al successo di coloro, che, autodidatti, hanno attitudini che potrebbero renderli anche migliori dei giornalisti laureati. Se il problema è, dunque, di garantire, nella libertà, il soddisfacimento d'un interesse della collettività a ricevere informazioni attendibili e ad essere orientata attraverso una critica onesta, non è con l'istituzione dell'Ordine che gli si può dare soluzione; ma piuttosto con la creazione di strumenti atti a preparare adeguata1nente i futuri giornalisti, e a porre al riparo da qualsiasi condizionamento coloro che già esercitano la professione (tra le possibili difese del giornalista è bene ricordare quella suggerita da Aldo Garosci contro coloro• che usano con troppa disinvoltura l'arma della querela: ovvero una 11orma che disponga la condanna automatica per lite temeraria di chi quereli un giornalista il quale venga poi assolto). Se invece il problema che il legislatore ha voluto risolvere è quello della concessione di particolari privilegi corporativi a favore dei giornalisti, biso·gna ribadire che il prezzo richiesto è stato esoso; e che, cosa certo più grave, esso non è stato richiesto solo ai beneficiari dei privilegi, ma al Paese, non considerando che, in una Repubblica democr~tica, compito della legge non è di « disciplinare » la libertà di stampa, ma solo di garantirne l'esercizio. ERNESTO MAZZETTI 17 Bibliotecaginobianco
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