Nord e Sud - anno X - n. 39 - marzo 1963

• Lettere al Direttore « sistema politico»: quando un buon « sistem~ politico1 » esistesse, questo riuscirebbe sempre a darsi delle « forme » buone. Ma cos'è un buon « sistema politico »? Fo,rse quello i11 cui, co.me dice più avanti lo stesso Zito, siano compresi tutti i partiti, e tutti i partiti accettino le regole del gioco e risp~cchino schiettamente le varie tendenze dell'opinione? Ammettiamolo pure. Ma come riuscire a creare questo sistema o a migliorare quello esistente, fino a farlo diventare «buono»? E credo che a questa domanda vi sia (oltre a quelle alquanto divaganti come: « operiamo una riforma morale»; oppure: « diamoci tutti a far po,litica ») una sola risposta, questa appunto: creare delle dighe istituzionali capaci di co11tenere ed indirizzare veramente i flutti della dinamica politico-sociale, creare istituzioni che siano alla misura dello stato delle società democratiche del secolo ventesimo e dei loro problemi. Io consento col fondo dell'osservazione del dottor Zito, ma aggiungo che non credo che i sistemi politici si diano per partenogenesi e credo, invece, che le istituzioni siano della massi1na impo,rtanza e che solo creando istituzioni conformi al grado di sviluppo delle società si dà qualche utile contributo alla formazione dei « sistemi politi ». Al dottor Zito, poi, non sembra che il proble1na dei rapporti esecutivolegislativo sia veramente un problema i1nportante. E qui francan1ente non posso seguirlo affatto. So anch'io che i tempi d'o-ro della Camera dei Comuni inglese sono finiti: ma quei tempi sono finiti solo perché gli inglesi hanno, in pratica, dato t1na soluzio11e abbastanza efficiente del problema del rapporto esecutivo-legislativo. E so anche che una della malattie di cui è morta la Quarta Repubblica francese è stata proprio il contrasto tra parlamenti, che volevano governare e non potendolo fare impedivano al governo di farlo, e governi, i quali avevano nelle loro inani enormi poteri tranne quello di imporre ai parlamenti stessi una soluzione ragionevole dei contrasti esecutivo-legislativo. Dire che il pro·blema di questi contrasti o di questi rapporti non sia oggi il maggior problema della nostra vita politica, equivale, mi sembra, a negare che le grandiose trasforrr1azioni economiche e sociali dei nostri tempi pongano il problema di esecutivi stabili ed efficienti, quali il parlamentarismo classico non è capace di fornire; e che a loro volta l'esistenza di tali esecutivi stabili ed efficienti ripropone in termini affatto nuovi la questione del co11tro,llo dei governi e delle loro attività, che, se non sbaglio, resta ancora una delle principali garanzie della libertà politica. Ovviamente, quando si affrontano tali problemi il discorso è assai ampio, ~ diventa, cioè, un discorso non solo sui meccanismi costituzionali, ma anche sui partiti, i gruppi di pressione, etc. etc. l\,1a mi illudo, dopo avere scritto ciò che ho scritto cli più riprese sia in « Nord e Sud » che 11el « Mondo 1 », di essere uno degli ultimi a cui si possa rimproverare di guardare soltanto all'aspetto meramente costituzionale e delle questioni. Neppure sono d'accordo con ciò che scrive lo Zito sull'importanza della dissoluzione nel sistema inglese. Credo che la dissoluzione sia uno strumento di potere fom1idabile nella lotta dei partiti e non mi pare che l'osservazione dello Zito possa to.gliere peso a questa affermazione (che, del resto, non è 124 Bibliotecaginobianco

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