Nord e Sud - anno X - n. 39 - marzo 1963

Le,.ttere al Direttore governo era realmente 'The King's Government ', e il Parlamento rappresentiava l'aristocrazia e le classi borghesi. Ma se ambedue i poteri rappresentano le stesse forze politiche, ossia i partiti, allora non è un problema istituzionale, ma una crisi politica. Per quanto riguarda la Francia, De Gaulle ha risolto temporaneamente, e dal suo punto di vista, il problerrza istituzionale, ma solo in quanto è riuscito a risolverlo sul piano delle forze politiche. Quando si parla di rapporti tra esecutivo e legislativo si rischia, accertando un linguaggio ed una impostazione giuridica, di cadere nell'astrazione e di sottolineare troppo quelle che infine non sono che delle forme, soggiacendo al~a tentazione di escogitare dei rimedi meramente tecnici e costituzionali. Il merito degli inglesi non è di avere scoperto (o elaborato senza rendersene conto) la divisione dei poteri, l'equilibrio dei poteri, etc. etc.: queste sono razionalizzazioni giuridiche fatte a posteriori. Il loro merito è di essere riusciti a creare una macchina politica, o a realizzare una società con certi caratteri politici, che serve a soddisfare certe esigenze, principi che, senza inventare nuove forme, adeguavano e trasformavano il contenuto deltle vecchie forme, per via di esperin1ento ed errore. Non è sintomatico che essi amino descrivere la propria esperienza costituzionale come uno « stumbling into wisdom »? Non è che io neghi ogni ùnportanza alle forn1e, o rifor111e, costituzionali, ma esse da sole non creano un sistema politico, mentre un sistema politico trova le forme che più gli convengano. . Nella situazione attuale la questione viva è di creare appunto questo sistema politico, che comprenda tutti i partiti, e dove tutti i partiti stiano alle regole del gioco e rappresentino abbastanza chiaramente delle sezioni " della pubblica opinione. Il resto verrà da sé. Per questo mi pare che l'Italia sia oggi il paese politicamente più interessante di tutta l'Europa occidentale. SISINIO ZITO Sono contento cl1e il mio articolo « Riforma delle istituzioni e repubblica presidenziale» abbia provocato la lettera che qui si pubblica; e sarei ancor più soddisfatto se avesse stimolato altri interventi. Dico questo non per . vanità di autore, 1na perché ritengo che nel nostro paese si parli troppo poco dei problemi istituzionali della democrazia, che sono, a mio giudizio, problemi decisivi. Quanto alla lettera del dottor Zito mi sembra che essa accenni ad un dissenso di carattere generale e ad uno di carattere particolare. Il primo, che è il più importante ai1che se è accennato quasi di sfuggita alla fine della lettera, è quello del rapporto che lo Zito pone tra « sisty1I1a politico» e « forme » istituzionali: non sono le « forme » che contano, egli dice, è il 123 Bibliotecaginobianco

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