LETTERE AL DIRETTORE La riforma delle istituzioni Signor Direttore, mi è capitato di leggere qitalche giorno fa l'articolo del prof. De Caprariis su 'Riforma delle istituzioni e repubblica presidenziale', apparso nel numero di novembre di « Nord e Sud ». Anche se in certe idee di fondo io non concordo con l'autore, l'articolo mi è _piaciuto, e mi è parso diverso da quelli che si leggono in genere sull' argorn,ento. Mi pare, però, clie, entro i lin1iti stessi dell'articolo, ci siano alcuni pu,nti (lncora aperti alla discussio1ie. Il prof. De Caprariis pensa che i rapporti tra esecutivo e legislativo siano, nell'ambito dello stato liberale-democratico, il problema principale da risolvere dal punto di vista delle istituzion.i; i due pcteri, secondo l'immagine dell'Autore, tendono ad inseguirsi su dite parallele, dopo cl1e « l'allargamento delle basi democratiche dello Stato » ha rafforzato, al1neno psicologicamente, il Parlan1ento, e, dall'altro canto, « l'evoluzione sociale, politica e tecnologica» ha concent11ato vasti poteri nelle 1nani dell'esecutivo. Solo l'Inghilterra ha risolto il proble1na, in ragiorie del fatto che il governo vie11e eletto, in, pratica, alle elezioni generali, che i partiti sono fortemente disciplinati e che il governo ha il potere di sciogliere il Parla1ne1ito. Cominciando dall'ultirao pu11to, tenia che il prof. De Caprariis, assieme del resto a quasi tutti i costituzionalisti e studiosi di scienze politiche, attribuisca alla dissoluzione del Parlaniento in Inghilterra ·una funzione che essa non possiede assolittan1ente più al 1non1ento attuale. L'A. afferma che: 1) la dissoluzione è un.'arma nelle nia11i dell'esecutivo contro i depittati; 2) è anche uno strumento di potere politico nella lotta tra i partiti. La prima affermazione poteva essere ve~a prima dello sviluppo dei partiti moderni, cioè avanti l'inizio di questo secolo, allorché il Cabinet era veramente una specie di 'committee' del Parlamento, che quest'ultimo controllava e poteva far cadere con un voto di sfiducia. Ma essa è inconsistente col fatto clie oggi sono il Primo Ministro e il governo che controllano il Parlamento e lo dirigono; il governo oggi non cade in seguito ad un voto di sfiducia (l'ultima . volta che questo accadde fu nel 1924, in una situazione particolare, con tre partiti principali ai Comuni), ma in seguito ad una sconfitta alle elezioni generali. Del resto, come conciliare la conclamata disciplina dei partiti con la possibilità d'un voto di sfiducia? Anche amniettendo che ci siano dei contrasti nel seno del partito stesso di governo, la dissoluzione è l'ultima cosa a cui penserà un Primo Ministro. Un partito in crisi non sarebbe certo avvantaggiato se dovesse affrontare una elezione generale, e il P. M. sa che 121 Bibliotecaginobianco
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