Recension,i fascino data la curiosità di ciascuno di voler scrutare nel proprio io. È certo un sintomo di ciò il favore che i rotocalchi dedicano a pseudo-tests, attraverso i quali gli uomini possono valutare, da se stessi, se avranno o meno successo con le donne attraverso dieci domande; e le donne giudicare quali probabilità esistono di tradire i mariti. Accostando queste cose, che 11ulla hanno a che fare né con la serietà né con la scienza, e che vanno ridimensionati come semplici passatempo, al timore irrazionale di essere valutati da un estraneo, l'antipatia che ne scaturisce per i tests è logica. Ciascuno di noi è disp-osto a essere giudicato sulla propria bellezza, sulla forza fisica, sulla capigliatura, sulla conoscenza della lingua inglese; ma nessuno, a meno che non sia preventivamente certo del risultato positivo, ha alcuna voglia di venir giudicato per la sua intelligenza o per la sua personalità. È quindi una posizione saggiamente difensiva quella di negare a priori ogni possibilità di giudizio al riguardo, anche in un paese come l'Italia ove i quiz, per altro verso e alimentati dalla televisione, rappresenta110 uno degli sport nazionali. D'altronde gli stessi tests si prestano facilmente alla critica e all'ironia attraverso affermazioni (è citato qui uno dei questionari di personalità più noti) quali: « soffro molto il solletico », oppure « devo a1nmettere che infilare il verme sull'amo mi darebbe fastidio». Chi si sentirebbe di dire che non sia saggio per il candidato bocciato obiettare che la colpa è tutta dei tests anziché degli scarsi risultati di un'intervista o delle prove professionali male eseguite? Sostanzialmente il libro del Gross è costruito su questi spunti e molte delle critiche non po.sso110 non trovare tutti d'accordo. È dubbio, però, che si tratti di idee molto nuove o che la polemica segni il tramonto dei tests. Chi ha una certa consuetudine con studi del genere ricorda certan1ente The Organization Man di Whyte, edito alcuni anni or sono (traduzione italiana: Einaudi), 11el quale figurava addirittura un capitolo che forniva con acume ed ironia tutti i consigli per falsare a proprio vantaggio i tests della personalità. Esistono naturalmente gli atti di fede per i quali ciascuno può dare ai tests un valore magico e considerarli l'unico mezzo per fugare ogni dubbio, scandagliando fino nei più remoti angoli dell'animo umano; dall'altra sponda con la stessa rigidità vi è la posizione sovietica per cui, sic et simpliciter, i tests sono da condannare e quindi vietati nella psicologia scolastica e nell'orientamento professionale in quanto anti marxisti, in base a un noto decreto del comitato centrale del partito comunista sovietico riportato il 5/7/1936 dalla « Pravda ». Tra queste due posizioni vi è però ampio margine per una ragionevole interpretazione del problema. Perché un uomo abbia successo in un'azienda occorre soprattutto che sia dotato di una certa serie di qualità, individuata con molto buon senso dal noto psicologo inglese Eysenck. Essi sono: l'intelligenza, la personalità, la costanza e la motivazione. Il test non rappresenta che un mezzo da adoperarsi con molto buon senso per aiutarci nella scelta della persona 119 Bibliotecaginobianco '
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