Recensioni " Caracciolate,, e "biribissi ,, Vi sono molti diversi e validi motivi per scrivere un ro·manzo storico, ed uno di questi è la consapevolezza che ogni condizione umana è calata nella sto,ria, ha radici profonde e remote, che va11no analizzate e ricostruite, se a questa condizione si vuol dare un senso ed t1na possibilità di svolgimento. Dietro la limpida agilità narrativa di un romanzo come Il Consiglio d'Egitto c'è una serietà d'impegno letterario e culturale, che non lascia dubbi sulla collocazione di uno scrittore come Leonardo Sciascia nel quadro della narrativa contemporanea. La sua ambizione realistica non ha origini libresche, ma nasce dalla lucida e consapevole osservazione dei problemi della sua terra, è vocazione morale, prima ancora che letteraria: pertanto lo Sciascia rimane legato ai tempi offertigli dagli uo·mini e dal costume della Sicilia, una regione che è qualcosa di più di una determinazione geografica, che con le incoerenze e le ombre della sua società si pone come un problema aperto a chiunque senta la propria vocazione di scritto,re come responsabilità del suo tempo. La società elegante della Palermo fine '700, la Sicilia delle riforme d'un Caracciolo e d'un Caramanico, la storia d'una clamorosa mistificazione letteraria e quella del fallimento d'una congiura giacobina, il senso di una delle epoche più problematiche della Storia del Sud: qt1esta la materia del romanzo. Romanzo storico, dunque, e co·ndotto agilmente su diversi livelli stilistici, nella sapiente misurazione dei n1otivi ora grotteschi, ora dr~matici, in una narrazione in cu.i il riso nasce sempre pù amaro man mano che si arriva alla tragica conclusione. « Il Consiglio d'Egitto » è un falso co1 dice, inventato di sana pianta dal fracap·pellano Velia, un singolare personaggio della Palermo settecentesca, inventore, per l'occasione, di un tipo di scrittura, il mauro-siculo, con cui il codice viene pazientemente redatto. La fantastica creazione della cronaca della domi11azione araba in Sicilia s'inserisce sullo sfondo delle polemicl1e giurisdizionali fra baronaggio e potere regio: il caso Velia con il suo carico di gusto 1 sa arguzia non è solo la storia d'una impostura, ma la storia d'un prodotto . sociale tipico della mancanza d'una larga coscienza popolare e d'una cultura di base. Intrecciata alla avventura del fracappellano è la storia della congiura ordita dall'illu1ninista Francesco Paolo di Blasi contro il viceré Lope~ y Roio, disperata ed inutile congiura che si chiude con la tortura e la morte di questa solitaria figura di pensatore illuminato,, che paga con la vita il proprio egualitarismo, la propria dottrinaria, genero 1 sa de!luncia dei mali del suo tempo. . L'anno da cui prende le mosse il racconto è il 1783, due anni dopo cioè l'insediamento del viceré Caracciolo in Sicilia. L'opera di ricerca dello Sciascia è qui felicemente rigorosa nella ricostruzione del clima, che si creò in Sicilia dinanzi ai tentativi di riforma del principe Caracciolo-: l'ostinata riottosità della classe nobiliare, la scarsa diplomaticità del principe 11ei confronti di una popolazio 1 ne affatto incolta, i tentativi di corrodere 113 Bibliotecaginobianco
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