Recensioni tuale e della nostra cultura. Gli archeologi italiani erano tutti fermi al 476 d.C.; ma ancora più grave è che fossero fermi ad una concezione puramente stilistica e monumentale. Oggetto dell'archeologia, della storia dell'arte, della cultura era il singolo monumento, il tempio, l'anfiteatro, il circo, le terme, il palazzo: le case della gente erano ammesse solo se erano abitate dagli antichi dominatori del Mediterraneo. L'importanza, l'interesse, la stessa bellezza e gloria del Colosseo o del Campidoglio sono date in gran parte proprio dal continuo affacendarsi lì intorno di tanta gente in tanti secoli, di tante civiltà, di tanti costumi che li hanno trasformati dal pensiero del singolo costruttore nell'opera intera della città, proiettandovi attraverso le alterne vicende dei suoi uomini quel significato che ne costituisce, oggi per noi, l'insegnamento. Ambiziosamente ostili ad ammettere componenti non romane nel passato della nuova Roma fascista, gli archeologi romanisti accettarono di distruggere la città del Medioevo e del Rinasci1nento, co·me se si fosse trattato di una sterile colata lavica discesa su Roma invece che su Pompei nei giorni della sua gloria ». Le vicende di questo dopoguerra sono storia presente, ancora in atto, tristemente note anche a chi non abiti a Ro1na o non abbia occasione di recarvisi periodicamente. La connivenza fra le varie amministrazioni capitoline di marca democristiana ed i grossi gruppi d'interesse dediti alla speculazione edilizia, inseriti in una situazione politica locale caratterizzata da una depressione costante delle forze democratiche e dalla tracotante baldanza delle forze più retrive, sia clericali che fasciste, ha fatto dell'espansione della città un modello di come una metropoli moderna non deve svilupparsi, un esempio tipico, continuamente citato anche su piano internazionale, di quel che si deve ad ogni costo evitare in sede urbanistica. Ma , se sul piano politico-amministrativo il panorama degli ultimi quindici anni è desolante così come desolante è il panorama delle realizzazioni concrete nel campo urbanistico, sul piano dell'opinione pubblica si possono notare sintomi confortanti. Problemi che fino a poco tempo fa incontravano un'indifferenza assoluta anche fra la grande maggioranza delle persone colte, suscitano oggi l'interesse e alin1entano persino ventate di civico impegno in seno a settori cospicui della cittadinanza, mentre le campagne organizzate da enti quali « Italia Nostra» e l'« Istituto Nazionale di Urbanistica», con l'appoggio di numerosi organi di stampa spesso anche di tendenza moderata, riescono talvolta (troppo raramente, è vero, ma è pur qualcosa) ad impedire alcuni fra gli scempi maggiori che l'incompetenza tecnica o gli egoismi della speculazione privata vorrebero perpetrare. La redazione e discussione del piano regolatore, che fino ad alcuni anni or sono costituiva il pascolo riservato di pochi intimi, quasi cl1e non interessassero da vicino la vita quotidiana dell'intera popolazione cittadina, vengono ora seguite attentamente anche da chi 110n è fortunato proprietario di centinaia di ettari di area edificabile e rappresentano uno dei principali motivi polemici intorno a cui si combattono le elezioni amministrative. L'urbanistica, insomma, sta facendo, sia pur con enorme ritardo, il suo ingresso nella vita culturale 109 Bibliotecaginobianco •
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