Nord e Sud - anno X - n. 39 - marzo 1963

Tarcisio Amato preciso e che rivela sempre una metodologia molto vigile e scaltrita. La storiografia ad esempio di quell'infaticabile esploratore di archivi che fu il Luzio, moralistica e avvocatesca, appariva giustamente all'A. come viziata da un atteggiamento antistorico che mal celava i suoi intenti reazionari sotto il legittimo principio storiografico dell'audiatur et altera pars. Corretto canone metodologico, questo, il quale ristabilisce la normale dialettica della storia solo che si abbia quel senso, che non ebbe il Luzio, « del valore fecondo della lotta delle idee, della lotta degli interessi, della lotta dei partiti, della lotta delle classi, della lotta delle nazioni, della lotta delle fedi religiose». È necessario tuttavia ricordare a questo punto come il tipo di ricerca del Maturi, quale storico della storiografia, sia stato quasi sempre rivolto non tanto a stabilire l'eventuale cangiamento « della visione del mondo e della storia nei vari storici », quanto piuttosto a valutare « l'apporto che ciascuno di essi, nella particolare atmosfera culturale che gli fu propria, ha dato alla migliore conoscenza di una certa realtà e di un certo problema». Questa considerazione di carattere generale fatta çlal Romeo sul Maturi si attaglia ovviamente in modo particolare all'opera che noi andiamo qui considerando: « È chiaro, però, che in tal modo - prosegue con acume lo stesso Romeo - l'accento si sposta dalla storia della storiografia a quella del problema storico che quella storiografia ha studiato; e che l'indagine sul contributo recato dai vari studiosi alla nascita della moderna visione del problema si .converte in partecipazione critica alla interpretazione del problema stesso, alla quale lo studioso dà in questo caso un apporto diretto di riflessioni e valutazioni che valgono non tanto a stabilire la posizione storiografica dei vari autori, quanto a precisare la accettabilità delle loro vedute in relazione allo stato presente degli studi sull'argomento». Ora, che le osservazioni del Romeo siano sostanzialmente esatte, è cosa che appare ben visibile sin dai primi capitoli di quest'opera, laddove si parla del Botta e delle critiche che il Blanch aveva rivolte alla sua Storia d'Italia dal 1789 al 1814. Come è noto Croce ebbe una volta a definire l'opera del Botta come « un tentativo di restaurazione della storiografia umanistica contro il secolo precedente e contro il secolo nuovo». Maturi (il quale ha sempre presenti in queste sue Interpretazioni i giudizi del Croce) non accetta però completamente questa definizione crociana e conduce, invece, più a fondo, un'analisi convincente tesa a dimostrare come, pur sotto il suo paludamento classicistico, il Botta rivelasse non p~chi motivi di schietta derivazione illuministica. Tali motivi, ovviamente, non erano oramai più sentiti dal Botta nel loro « momento creativo, progressivo settecentesco, ma nel momento quietistico, conservatore», tipico, cioè, di un uomo che viveva idealmente nell'età della Restaurazione. Ma, oltre a sottolineare con grande finezza gli ideali tardo-illuministici che erano presenti nella Storia d'Italia, Maturi era pronto a individuare nell'idoleggiamento del Bot~a per il paternalismo riformistico settecentesco, e nella sua critica reazionaria alla Rivoluzione francese, le radici storiche di una certa interpretazione del Ri100 BibliotecaGino Bianco

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