• Recensioni proprio tempo e che ha, sì, bisogno di intendere che cosa si muove intorno a sé, n1a unicamente per o,perare, e operare per l'affermazione dei valori e degli ideali nei quali confida, è cosa di çapitale importanza per la vita dello spirito in generale e per quella morale in particolare. Quando questa fondamentale distinzione si smarrisce e si trasporta, ad esempio, il concetto della necessità storica, che è il solo criterio con cui sia dato pensare adeguatamente il passato, nella sfera pratica, ove esclusivamente vige la legge del dover essere dell'ideale morale, allora si annienta la· vita morale dell'uomo: questi non è più libero, 110n è più autonomo e consap·evole artefice nel processo storico, ma schiavo avvilito ed inerte contemplatore di fatti con1piuti, di una inesorabile realtà storica che sfugge al suo dominio, che si svolge di là da lui ed anzi tutto lo domina e comprime. Sono concetti che, anche su questa rivista, più volte sono stati ricordati a certi allegri intellettuali cosiddetti « di sinistra» cl1e giustificano ogni sorta di delitti e di violenze di cui si macchia il comunismo con assurdi e assai poco meditati richiami allo storicismo. Il mondo ~ essi dicono - va verso il comunismo, anzi il co•munismo è una realtà storica e le realt~ storiche, tuttoché crude e terribili, non si condannano, non si fa loro il processo alla vecchia maniera illuministica, né, tanto meno contro di esse si combatte e si muove armati di eroico furore, come don Chisciotte contro i mulini a vento, ma si procura di· comprenderle e di accettarle così con1e sono. Ove è evidente tutta la rozzezza logica dell'argomentazione e, più p,recisamente, per ripetere le parole di de Caprariis, il trasferimento grossolano che questi intellettuali operano della dottrina storicistica della conoscenza storica a dottrina dell'azione politica. Confusione mentale profonda e pericolosa, dunque, e meglio si direbbe ctisi; e tuttavia crisi non nuova come dimostra la lettura di un libro di Edgard Mo1in (Autocritique, Paris 1959) che ora la casa editrice « Il Mulino » ha pubblicato in traduzione italiana. Ché proprio il fiaccato senso della distinzione tra ragion teoretica e ragion pratica è all'origine delle storture intellettuali, ·ora appunto analizzate con acume dal Morin nel suo libro, con cui, negli anni quaranta, certa « intelligenza» francese giustificava il suo credo· politico e l'atteggiamento di conformismo ottuso e talvolta non privo di cinisn1.o di fronte ai misfatti di Stalin e del suo regime. Il Mo,rin fa parte di quella generazione di intellettuali che, ma~uratia la propria adesione al comunismo negli anni im1nediatamente precedenti il secondo conflitto mondiale, se ne è poi via via allontanata negli anni cinquanta, allorché avvenimenti di vasta portata internazionale come l'inquietante demolizione della figura di Stalin, la rivoluzione ungherese, la sconcertante sequela di « rivelazioni » sui delitti e le persecuzioni di cui si era intessuta la realtà sovietica, ad onta delle ingenue raffigurazioni da età dell'oro, hanno sgretolato tutta, o quasi tutta, la mitologia rivoluzionaria di cui pure quegli intellettuali s'erano abbondantemente nutriti. Dopo una crisi che si potrae ancora per diversi anni dopo, la sua esp,ul95 Bibliotecaginobianco
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