Nord e Sud - anno X - n. 38 - febbraio 1963

Renato Perrone Capano piazza San Sepolcro di Milano•, « che, com'è noto, è stata la culla del fascismo», e un altro commenta: « U11a culla in un sepolcro, sembra il titolo di un romanzo macabro». Sono parole che mettono in evidenza la vocazione cimiteriale che fu nel fascismo, il cui simbolo era il teschio• con tibie, il cui rr1otto era nella triviale espressione: « Me ne frego,», e cioè: « Nulla m'importa di morire». Si trova ancora nell'opera, nel suo lato semiserio,. l'osservazione che « prima del fascismo, la camicia nera era ·usata in Italia come ~amicia di lavoro da alcune categorie di operai, non certo per ragioni estetiche, ma di economia, in quanto il nero dissimula meglio il sudicio». Si trova, infine, nell'opera, nel suo lato serio, una considerazione di grande importanza, come quella che « il fascismo è stata una controrivoluzione contro una rivo]uzione che non ha mai avuto luogo ». « Il legame più forte che lega il capo alla sua massa non è ideologico o programmatico o etico», afferma Tommaso il Cinico (a pagina 99); è un legame costituito dal fanatismo ed alimentato dall'abbassamento dell'uomo (dalla « dimissione dell'uomo», si può dire secondo la definizione del fascismo data dal romanziere cattolico francese Georges Bernanos), che il fanatismo produce. Altrove dice lo stesso interlocutore del dialogo che « il fascismo è sorto dall'angoscia dei ceti medi minacciati dal pro·gresso tecnico nella loro esistenza; dalle disillusioni degli operai sconfitti in tentativi rivoluzionari male organizzati; dalla paura dei capitalisti sotto, la minaccia dell'espropriazione e della morte sociale», facendo appello- « agli istinti atavici, alla voce del sangue, alla tradizione, alla mistica dell'ovile» (pag. 132). E, dopo avere affermato che in Italia e in Germania fu veduto « il massimo di forza materiale e numerica dei partiti democratici e socialisti precedere di poco il crollo della democrazia », conclude che « il fascismo, come qualsiasi altro movimento totalitario, non sorge per correggere i difetti della democrazia, ma per spingerli al parossismo e abolirne le residue bµone qualità» (pagine 150, 151 e 153). Il terrore, per il dittatore, « mira non tanto a distruggere fisicamente un certo numero di avversari, quanto a distruggerne psichicamente il più gran numero, a renderli pazzi scemi vili, privarli d'ogni residuo di dignità umana», dice Tommaso il Cinico. E certamente esprime in termini sintetici quel fenomeno delle palinodie, delle autoaccuse degli « imputati », che nella Russia sovietica, e poi in altri paesi caduti sotto il regime totalitario co·munistico, si vide nei processi di epurazione; quel fenomeno che fu descritto da Arthur Koestler nel romanzo: Buio a mezzogiorno. In ~pigrafe alla Scuola dei dittatori è scritto il celebre ammonimento dello svedese cancelliere di Oxenstierna a suo figlio sulla povertà .della sapienza che regge le umane vicende ( « Videbis, fili mi, quam parva sapientia regitur mundus »): e si può dire che tutto il testo dia la dimostrazione del fondamento del detto pessimistico del saggio statista del secolo decimosettimo. La dittatura è un fenomeno al quale non si addicono· giustificazioni razionali, di cui correlativamente deve dirsi che solo per approssimazione è possibile dare l'indicazione del metodo e dei mezzi per pervenire ad essa e poi mante92 Bibliotecaginobianco

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