Nord e Sud - anno X - n. 38 - febbraio 1963

Un'indagine « sovversiva » di monopolio» del Lerner 19 , uguale al rapporto fra prezzo meno costo marginale e prezzo. Si dimostra, infatti, che questo indice è uguale all'inverso dell'elasticità della domanda. Molti studiosi considerano, però, insoddisfacente questo criterio e preferiscono ricorrere ad altri strumenti, come l'indice di Bain, per il quale il grado di monopolio è dato dalla differenza fra il saggio del profitto in una determinata industria e il saggio « normale » del profitto 20• Come si vede, questo secondo criterio è però molto meno semplice ed immediato del primo. Per cui, almeno per questa indagine, non · è possibile ricorrervi . Ora noi abbiamo già innanzi chiarito la circostanza dell'inelasticità della domanda di cemento. Dobbiamo, perciò, concludere che un certo grado di monopolio presumibilmente caratterizza la industria italiana del cemento. L'inelasticità della domanda di cemento è ammessa anche dai cementieri, i quali, però, la inseriscono in quel loro rilievo che l'influenza del prezzo del cemento non è decisiva per le attività in cui vie·ne impiegato, in quanto la sua incidenza sul costo delle attività stesse è minima. Questa opinione è stata riaffermata anche nella discussa sentenza pronunciata in Inghilterra il 16 marzo 1961 dal « Restrictive Practices Court »: « •.. In quasi tutti gli usi in cui è impiegato, il cemento· è un elemento essenziale, ma il suo costo costituisce solo una piccola percentu~le del costo totale delle opere di edilizia e di costruzione per cui è richiesto ... Tutto ciò porta come conseguenza che la domanda di cemento non è elastica rispetto ai cambiamenti di prezzo e i testimoni sono stati massimamente concordi nell'affermare che una variazione del 5% o 10% in più o in meno del prezzo del cemento non avrebbe effetti apprezzabili sullà domanda anche per quegR usi per cui è possibile impiegare materiale di sostituzione ». In conclusione, quindi, quella del cemento è una delle industrie che non sono interessate alla politica dei pre~zi bassi, in quanto offrire migliori condizioni ai compratori non significa vendere di più e ricavare di più, ma vendere quasi la stessa quantità e ridurre i ricavi. Di qui la necessità del « prezzo di imperio » per mezzo del C.I.P.. Anche se insufficiente, in quanto limitato al prezzo presso la fabbrica, il prezzo C.I.P. ha lo scopo, quindi, di far partecipare i consumatori ai benefici della diminuzione dei costi di produzione che, diversamente, varrebbero ad accrescere soltanto l'autofinanziamento delle aziende e gli utili distribuiti agli azionisti del settore. Il prezzo C.I.P. ha svolto una funzione positiva anche sotto un altro aspetto: h~ 20 Cfr.: J. BAIN, The profit rate as a measure of monopoly power, in « Quarterly Journal of Economics », 1941, pp. 271-293. 77 Bibliotecaginobianco

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