Nord e Sud - anno X - n. 38 - febbraio 1963

Rosellina Balbi beffa del destino che avrebbe potuto spezzare la tua esistenza. Ora puoi anche perdonare » 1• · A parte l'accenno alla propria mancanza di meriti (gettato là, peraltro, col tono di chi cortesemente si schermisce di fronte a ringraziamenti troppo calorosi: « ma le pare, non c'è di che » ), la risposta· del redattore fornisce la misura del tono generale del.la pubblicazione. Vi ritroviamo il linguaggio tipico del « fumetto italiano», e taluni fra i suoi più caratteristici clichés: la crudele beffa del destino, la redenzione, la felicità, il perdono finale. Nessuna meraviglia, quindi, se da questo scambio di corrispo·ndenza, le lettrici del settimanale avranno tratto ulteriore conferma alla convinzione, già radicata nel loro cervello, che i fotoromanzi costituiscano una specie di insostituibile Badaeker; meglio ancora, una bussola, che aiuta le donne italiane a muoversi in un mondo ricco di insidie. Insidie, si badi bene, dovute alla malvagità individuale, piuttosto che a particolari situazioni sociali: sì che qualsiasi problema viene ridotto a una piccola faccenda privata, avulsa dalla vita collettiva, e suscettibile di soluzio·ni altrettanto private e fortuite. Nel mondo dei fotoromanzi, chiunque può ottenere ciò che vuole, purché sappia attendere e perseverare; e poiché ciò ~he la donna vuole (o meglio, ciò che la donna « deve » volere) è un buon matrimonio, ecco che le pagine dei fumetti sono popolate di gentiluomini giovani e ricchi, nonché disposti a impalmare le piccole impiegate, le operaie, le rnassaie (le quali, una volta trasformate, per diritto nuziale, in gentildonne, cesseranno nello stesso momento di essere impiegate, operaie o massaie). Lo straordinario successo della formula editoriale che è alla base dei fotoromanzi risiede precisamente nel processo di identificazione che si determina tra ciascuna lettrice· e la protagonista del romanzo (o la diva della televisione, di cui si narrano le vicende private, o la indossatrice, fotografata accanto ad una scintillante fuoriserie). « Gli psicologi sanno benissimo che la vita di donne povere o appena appena benestanti, invischiate nella mediocrità o· nella monoto11ia della fabbrica o del lavoro domestico, con una preparazione culturale scarsa e tale da limitare al minimo i loro orizzonti, può essere illuminata solo dal sogno, dalla speranza di evasione da quel mondo » 2 • La trasformazione del fumetto in fotoromanzo, ossia la sostituzione delle immagini fotografiche ai disegni, è diretta a facilitare un'evasione del genere; giacché la fotografia, come bene osserva il Della Corte, « ha qui una sua particolare ragione di essere, che è quella di fissare con 1 La posta di Carletto, « Sogno», 10 maggio 1962. 2 GIAN LUIGI FALABRINO, Amore ed evasione, « Il Mondo», 18 settembre 1962. 54 Bibliotecaginobianco

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