Nord e Sud - anno X - n. 38 - febbraio 1963

Giornale a più voci giudice, il quale fa mostra di un sì smodato desiderio di quieto vivere riesuma la commissione prefettizia di confino dalle non gloriose ceneri ed offenda ad un tempo la Costituzione e la legge ». Le conclusioni di Andrioli possono essere sottoscritte - ci sembra - da chiunque senta l'importanza di garantire la difesa delle libertà individuali dagli arbitri della polizia, di cui c'è purtroppo una tradizione così lt111.ga e tenace nel nostro paese. Vorremmo soltanto ricordare come la storia di Pipitone costituisca l'ultima clamorosa conferma di una situazione più volte denunciata in questi anni. Nel suo ultimo libro ( « I giudici e la politica») Achille BattagliJ ~ denunciò casi incredibili di acquiescenza dei giudici ai rapporti di PS e Gir~ lamo Bellavista nel « Paese delle cinque polizie » ha tracciato un amaro ritratto del « commissario-tuttofare» di cui la magistratura non di rado si serva per convalidare e - quel cl1e è peggio - motivare le proprie affermazioni. Qualche volta la colpa è della pigrizia o dell'eccessivo lavoro assegnato ai giudici e dell'impossibilità per essi di esaminare con la calma necessaria ogni procedimento. Ma in questo caso la spiegazione non ci sembra valida. La mancanza di rispetto per le libertà dei cittadini rientra in una prassi consacrata da un ventennio di dittatura: e spetta prop,rio. alla magistratura lottare contro questa tendenza ed attenersi allo spirito democratico che informa la Carta costituzionale. Cosa accadrebbe se un fatto simile dovesse verificarsi più sp·esso? se il giudice non sottoponesse a un severo controllo ogni misura presa dalla polizia? - L_aCassaz~one, con il suo decreto, mostra di aver capito la gravità del pericolo e una volta tanto merita - citiamo ancora Andrioli - « il plauso più inco.ndizionato ». NICOLA TRANFAGLIA 51 Biblio ecaginobianco I

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