Giornale a più voci polemica, soltanto pochi abbiano tentato di analizzare a fondo il motivo dell'irritazione - del furore, in qualche caso - che il film di Nanni Loy ha suscitato in certi ambienti tedeschi. E quelli che ci si sono provati, hanno generalmente espresso la propria meraviglia per una reazione - a parer loro - ingiustificata e sproporzionata; dal cinema, essi hanno rilevato, si sono formulati nei confronti del nazismo atti di accusa ben più gravi e circostanziati, senza che da parte tedesca, per questo, si lanciassero accuse di « falso storico», o, peggio anco1 ra, si scendesse al livello degli insulti volgari. Co1 sì, Alfredo Todisco si chiedeva tempo fa su « La Stampa » - senza tuttavia darsene spiegazione - « il motivo che spinge alcuni fogli della Repubblica Federale a confondere l'avversione al nazismo e al fascismo con un sentimento antitedesco »; così ancora, su queste stesse colonne, Antonio Ghirelli affermava recentemente che, dal punto di vista tedesco, non esisterebbe « il minimo, motivo di fondata irritazione per un film che, dei molti 'girati' sull'argomento, è forse - nella sostanza - il meno faziosamente antigermanico ». Diciamo subito che dalle reazioni tedesche si può dedurre una considerazione di tipo opposto. E la possiamo dedurre proprio perché concordiamo, viceversa, con lo stesso Ghirelli, quando egli ravvisa, nell'episodio delle Quattro Giornate, una sorta di jacquerie del secolo ventesimo, una « risposta urlata», una « vociante maledizione della plebe»; e quando, di quella stessa plebe, egli pone in rilievo, con accorato amo,re, l'assoluta mancanza di qualsivoglia coscienza politica (talché i protagonisti delle Qt1attro Giornate finiranno col diventare « la grande riserva della monarchia e del neofascismo » ). Non v'è dubbio che la sollevazio·ne antitedesca di Napoli si possa definire - malgrado la partecipazione co,nsapevole delle minoranze antifasciste - una sorta di guerra privata dei napoletani; così come strettamente privata fu la pace che la concluse. Sotto questo pro-filo, il film di Lo·y è rigorosamente fedele alla verità storica, anche se - citiamo ancora Ghirelli - « può affliggerci il pensiero che, in quelle tragicl1e giornate, la nostra rivolta avesse un obiettivo così irrunediato e 'superficiale': la cacciata del tedesco, pura e semplice, dovunque poi il tedesco dovesse andarsene». Giustissimo. Ma co,me non accorgersi, a questo punto, che l'esasperazione tedesca trae origine proprio dal carattere istintivo della sollevazione napoletana, da quel suo prorompere, diremo co,sì, naturale? Portare sullo schermo le atrocità commesse dalle S.S., le nefandezze della Gestapo, i campi di concentramento o le stesse camere a gas, significa riproporre i temi di una mitologia ormai scontata (e che perciò lascia intatta certa suscettibilità germanica). La stessa consapevolezza dei perseguitati, la loro maturità di vittime - _se ci si consente l'espressione - induce lo spettato,re ad accettarne, in. qualche modo, il destino: ciò che non attenua, naturalmente, la mostruosa responsabilità dei massacratori, 1na li inserisce nella dialettica di un processo storico. Le Quattro Giornate di Napoli, per contro, rappresentano l'esplosione dell'istinto, dell'irrazionale, dell'emozione allo stato puro: ~verla provocata, costituisce di per sé una condanna. 47 Bibliqtecaginobianco
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