Note della Redazione cipali sono state svolte da Siro Lombardini ( « l'impresa pubblica e il piano economico»), Giuseppe Guarino ( « l'impresa pubblica e gli istituti della programmazione») e Francesco Forte (« l'impresa pubblica nell'elaborazione del piano»). Relazioni di carattere più specifico sono· state svolte da Talamona, Galloni, Confalonieri, Vaccà, Allione, Solari e Guiducci. . I due interrogativi a cui avrebbe dovuto rispondere il Convegno erano stati illustrati in un articolo scritto dal ministro Bo per il settimanale « Ten1po »: 1) se una politica di piano possa o no prescindere, nel nostro Paese, dall'apporto e dal contributo delle imprese a partecipazione statale; 2) se le imprese che lo· Stato direttamente controlla o in cui è niaggiormente presente come azionista sono in grado, con l'attuale struttura, di trasferire la loro attitudine e la loro esperienza di program,nazione nella direttiva generale della politica di piano e nell'elaborazione di quest'ultimo, ed in particolare quali sono le « forme ed i binari » in cui può avvenire l'inserimento delle imprese pubbliche nella politica di progran1mazione. La risposta al primo interrogativo è stata concorde1nente positiva: una politica di programmazione non può assolutamente prescindere dall'apporto delle imprese pubbliche, tanto nella fase di elaborazione « concettuale » del piano, quanto nella fase di attuazione concreta del piano stesso. In parti._ colare si è rilevato come le partecipazioni statali dovranno rappresentare uno degli strumenti essenziali della politica di piano là dove le incentivazioni non risultino sufficienti a muovere i privati verso il raggiungimen(o degli obiettivi del piano. L'interrogativo, comunque, non poteva non avere risposta affermativa: si può dire che si trattava, in realtà, di un interrogativo retorico, ma che non· si riteneva superfluo porre, in quanto avrebbe dovuto servire come « memoria » a chi per avventura avesse dimenticato che la programmazione non si può fare senza l'apporto delle «esperienze» delle imprese pubbliche. La risposta al secondo interrogativo era, invece, meno scontata e la dimostrazione la si è avuta dai contrasti che sono insorti per la formulazione della risposta stessa. Il Convegno, anzi, è vissuto proprio di questi contrasti; e grazie ad essi ha svolto una funzione rilevante, servendo per lo meno - come ha osservato Bo - « a chiarire i dissensi e a porre le alternative ». La discussione su questo punto si è accentr1ata sulla questione della utilità o meno, ai fini della progra1nmazione, di ristrutturare settorialn1ente l'impresa pubblica. A tal proposito il Presidente dell' IRI, Petrilli, ha ribadito con molta energia che « le stesse ragioni che militano a favo re di una particolare attitudine del sistema di gestione pubblica indiretta, caratteristico delle partecipazioni statali, ad assolvere alle finalità del pubblico intervento in condizioni di economicità - particolarmente nei settori in cui vi è concorrenza tra iniziativa pubblica e iniziativa privata - giustificano altresì l'integrazione di tali aziende nell'ambito dei gruppi polisettoriali a struttura differenziata ». ,, Del tutto diversa la tesi dell'on. Riccardo Lombardi, che nell'ultimo giorno del Convegno ha ripreso e svilttppato coiz maggiore ampiezza la tesi esposta 38 Bjbliotecaginobianco
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