Nord e Sud - anno X - n. 38 - febbraio 1963

Note della Redazione dirigenti del partito e deputati. Ma a nostro giudizio sbaglia di molto chi crede che si tratti in tale caso di un episodio del più grande e grave contrasto tra Parlamento e partiti: gli scontri che si verificano, talora, tra i gruppi parlamentari e gli organi direttivi del partito democristiano non sono altro che il prolungamento in altra sede delle lotte interne al partito stesso, de~lo scontro tra le varie correnti tendenti ad imporre al partito tutto la loro propria linea politica. In questo caso, come sempre nelle cose politiche, occorre saper guardare, oltre le apparenze, alla sostanza dei rapporti e dei contrasti. Ma, si potrebbe obiettare, se questa specificazione elimina in grandissima parte il divario tra parlamenti e partiti, non elimina quello tra eletti ed elettori: siano chi siano gli eletti, restano sempre uomini che sono stati imposti all'elettorato col meccanismo della proporzionale, il qual'e espropria, in sostanza, la libertà degli elettori. Tuttavia, a noi sembra che neppure questo ragionamento funzioni. Lasciamo da parte la considerazione che quando Gaetano Mosca enunciò il principio famoso che sono i deputati ad imporsi agli elettori e non gli elettori a sceglierli, si era in pieno regime uninominalistico e questo non impediva che uno studioso potesse giungere alla conclusione che si è appena detta; lasciamo da parte questa considerazione e guardiamo spregiudicatamente alla sostanza del problema. Su che cosa si fonda questa contrapposizione che si vorrebbe stabilire tra paese legale e paese reale? Su nulla. Come ricordava il « Mondo », in un editoriale di qualche settimana fa, vi sono in Italia una trentina di milioni di elettori e questi elettori votano tutti per i partiti: lo farebbero se si sentissero, come usa dire, « espropriati» della loro libertà fondamentale? Notz vi sarebbe, non· vi dovrebbe essere un massiccio astensionismo di protesta? Ora, chi abbia in mente le cifre elettorali degli ultimi diciassette anni in Italia, sa benis .. simo che non v'è mai stato un fenomeno massiccio di astensionismo che possa testimoniare di questa sfiducia ed irritazione dell'elettorato espropriato verso i partiti. Si dirà che anche in Francia gli elettori hanno continuato, in questo secondo d·opoguerra, a votare pei partiti, e che, tuttavia, il popolo aveva così poca sim.patia per i partiti pei quali votava, che ha lasciato naufragare senza reagire- il «sistema». Ma qui si dimentica che in Francia v'era un buon cinquanta per cento e forse più degli elettori che abbastanza regolarmente, dal 1947 in poi, aveva votato per le forze di contestazione del regime dei partiti (almeno 2sg1i pei comunisti e dal 25 al 30% pei gollisti) e che in molti degli stessi partiti v'erano uomini e gruppi, che, per creare un regime di partiti migliore di quello che esisteva in realtà, contribuivano a depotenziare quello già esistente, uomini e gritppi i quali, per riprendere una formula famosa di Gaetano Salvemini, per il desiderio di guadagnare il Paradiso finirono col distruggere il Purgatorio e si trovarono all'Inferno! E non ci sembra che in Italia, che ha fatto appunto l'esperienza a cui Salvernini accennava con la frase che abbiamo ricordata, vi siano molti che l.a pensino allo stesso modo dei loro colleghi francesi. Resta da fare un'ultima considerazione, e riguarda il numero sempre 34 Bibliotecaginobianco

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