Nord e Sud - anno X - n. 38 - febbraio 1963

Augusto Graziani settoriale e non regio,nale. Tuttavia, come la Lutz fa notare, gran parte del primo settore è concentrato nel Nord, m~ntre il Mezzogiorno raccoglie imprese che per la maggior parte appartengono al seco-ndo settore. Sul piano dinamico, le co11seguenze del dualismo, sono ancora più furLeste. Il punto principale è che l'accumulazione di capitale avviene quasi esclusivamente nel primo settore. Il primo settore realizza profitti più elevati, e quindi può concedersi una autoaccumulazione più spinta; il primo settore ha più facile accesso al mercato del credito e quindi ottiene finanziamenti più pronti; il primo settore gode di una posizione di mercato più favorevole, e quindi può permettersi investimenti massicci di lunga durata azzardando un rischio, minore. Inutile dire che anche il progresso tecnico è sostanzialmente confinato al primo settore, perché solo le grandi imprese possono condurre le costose attività di ricerca scientifica che la tecnica moderna impone. 11 secondo settore si presenta quindi come un settore essenzialmente stazionario; esso rappresenta il rifugio di quanti non possono penetrare nella cercl1ia degli eletti, ma non svolge alcuna funzione dinamica 11ell'economia del paese. Il primo settore si presenta invece come un settore altamente di11amico, con accumulazione di capitale e progresso tecnico, ambedue intensi. Senonché, sempre a giudizio della Lutz, l'accumulazione di capitale che si verifica in questo settore contribuisce assai poco a riassorbire la disoccupazio,ne. Le imprese del primo settore, proprio perché devono affrontare un costo del lavoro 8ssai elevato, tendono a sostituire capitale a lavoro, e quir1di a meccanizzare i procedimenti produttivi. Tutto il nuovo capitale viene quindi impiegato in massin1a parte non per occupare nuovo lavoro, bensì per sostituire lavoratori con macchinario. Il riassorbimento della disoccupazione diventa quindi assai lento, e il dualismo di salari e di produt• tività si perpetua senza fine. La causa di tutto ciò risiede, sempre secondo la Lutz, nell'azione delle leghe sindacali: in regime di concorrenza, il salario che si formerebbe sul mercato del lavoro sarebbe tale da unificare le condizioni dei due settori, assicurerebbe fin dall'inizio la piena occupazione e pro4 vacherebbe un graduale innalzamento della produttività e dei salari per tutti i lavoratori col procedere dell'accumulazione di capitale. L'azione dei sindacati, limitata ad una zona circoscritta dell'industria, e sen1pre tendente a strappare aumenti salariali che eccedono la prociuttività del lavoro, impedisce a questo meccanismo naturale di fun- ' zionare e spezza l'intera struttura industriale in due metà, causando il perpetuarsi di inefficienze e di ingiustizie distributive. 30 Bibliotecaginobianco

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