Francesco Co1,npagna si sarebbe parlato del nostro paese come di un paese esemplare per la democrazia europea! E potremmo aggiungere che le forze politiche italiane dell'arco democratico, delle quali pure abbiamo così spesso lJarlato assai n1ale, denunziando le loro insufficienze storicl1e e le loro i11certezze politiche, proprio nella misura in cui hanno saputo approdare all'apertura a sinistra hanno dopotutto bene assolto ai loro compiti, se consideriamo le vicende che abbiamo vissuto dalla fine della guerra ad oggi senza cedere alle suggestioni e anche alle necessità, irr1mediate e co11tinge11ti, della polemica di parte. Potremmo dire tutto q_uesto, e dobbiamo dirlo, anche per so,llecitare tutti i democratici italiani di sinistra - che, se laici, si sono formati direttamente o indirettamente alla scuola di Gobetti e di certi suoi epigoni ( « la 11ostra opposizione non è a questo o quel governo, è all'Italia») e, se cattolici, hanno subito l'influsso dell'esperienza dossettia11a (per cui non ci sarebbe altro da fare, in quest'Italia, che andare a chiudersi nei conventi) - per sollecitare, dicevamo, tutti i democratici italiani di sinistra a prendere coscienza del fatto cl1e molte cose sono can1biate e che cruindi anche la tematica dei discorsi e delle riflessioni politiche sul .nostro paese deve essere riesaminata e aggiustata. In realtà, i « frutti del fascismo », che sono durati ben oltre il fascismo, per tutti questi anni ancora, stanno sfiorendo e maturano i frutti della democrazia, fra i quali anche un socialismo sempre meno massimalista e un partito cattolico sempre meno integralista. Stiamo attenti, però, a non sciu- • parli questi frutti della democrazia: perché, se li sciupassimo, 110n solo vecchi mali tornerebebro a farsi sentire, e fra questi naturalmente il massimalismo socialista e l'integralismo cattolico; ma vedre1nmo diffondersi all'Italia anche le infezioni che hanno recenten1ente indebolito tutto il tessuto politico europeo, attaccandolo in alcuni punti nevralgici. Se è vero, dunque, che c'è un'« occasione storica » oggi alla portata del nostro paese, è necessario che i democratici di sinistra si adegt1i110 alle esigenze che ne derivano, nella consapevolezza, in primo· luogo, che essi non sono più condannati all'opposizione di tipo gobettiano o dossettiano, perché stanno al governo e possono cercare di rimanervi, almeno per tutta le prossima legislatura, sia pure fra non irrilevanti difficoltà e malgrado gli sforzi di avversari da non sottovalutare. E se si d~ve essere consapevoli di tutto questo, noi democratici di sinistra, si deve anche aver sempre presente il valore di indicazio 1 ne politica sul piano europeo, e non soltanto europeo, che è stato assegnato oggi alla situazione italiana e di cui sono testimonianza i significativi giudizi che abbiamo citato e, più ancora, gli incontri internazionali a vari livelli dei quali siamo diventati protagonisti. Quali conseguenze, infatti, si pro22 Bibliotecaginobianco
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