L'alternativa italiana la ·corrente che lo ha spinto quasi ai margini del suo partito. E infine, quanto· ai rapporti fra PSI e PCI, fare ricorso a una particolare tecnica giornalistica; tutte le volte che la cronaca offre l'occasione di applicarla: a una tecnica che si fonda sulla « minimizzazione » di certe notizie, o addirittura sulla falsificazione di esse, in un abile gioco di presentazioni adulterate (valga come esempio il nessun rilievo dato dal « Corriere della Sera» all'attacco della « Pravda » contro Nenni, o l'interpretazio,ne data dallo stesso quotidiano·- « il più autorevole quotidiano italiano» - del discorso di Lombardi al Congresso del PCI); e questo gioco di preseJ;].tazioni adulterate contempla naturalmente pure l'esigenza di « mo,ntare » adeguatamente ogni noita di agenzia carrista, ogni elucubrazione sortita dalle fertili menti dei Ve·cchietti e dei Valori. Ma soprattutto, ansiosi come sono di creare o alimentare un'atmosfera di crisi, i tenaci e zelanti avversari dell'apertura a sinistra che scrivono, i « fondi » ed i « pastoni » per alcu11i importanti giornali, sono pronti a scattare se viene in discussio·ne il bilancio politico del centrismo e se c'è qualche socialista che incautamente si mette a parlare dell'eredità negativa di questo bilancio. Allora i Russo e i Gentile, gli Airoldi e i Mattei, i Missiroli e gli Sp·adolini e i Magliano• presentano immediatamente il conto a Saragat, invitandolo a intervenire perché siano tutelate le ragioni della scissione di Palazzo Barberini; e non si lasciano sfuggire l'occasione di invocare dai dorotei adeguate prese di posizione perché sia tutelato il prestigio della DC, umiliato dalla tracotanza dei socialisti. Da tutto questo si dovrebbe arguire che il sentimento politico che " anima la polemica di certi grandi quotidiani italiani, che costituiscono dopotutto la sola arma di una certa efficacia dell'opposizione di destra all'apertura a sinistra·, sia veramente quello di nostalgia per il centrismo. Ma in realtà essi, più o meno coscientemente a seconda dei casi singoli, sono molto più a destra del centrismo: sia p·erché, ben sapendo che non è possibile oggi tornare a quella formula di maggioranza, propugnano di fatto un ritorno non a maggioranze di tipo degasperiano, ma alla degenerazione di esse, a maggioranze, cjoè, come quelle che hanno dato luogo ai monocolori di Pella, di Zoli, di Segni; sia perché, quando indicano il centrismo come modello di governo felice, non pensano certo a quelle che furono le ragioni di fondo ed -i titoli maggiori del· centrismo, ma pe!lsano a certi orientamenti del centrismo in materia economica e finanziaria (e comunque a quelli di Pella, non a quelli di Vanoni) che per essi rappresentano un bene perduto e da riconquistare, non tanto per la preoccupazione della stabilità monetaria e dell'equilibrio del bilancio, quanto· per la limitazione 15 . Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==