Francesco Compagna disegno di aprire una « crisi a freddo »; e ha compromesso i risultati che erano stati conseguiti co1 n le elezioni di giugno e le indicazioni politiche favorevo 1 li al centro-sinistra che erano p·oi venute (nazionalizzazione dell'energia elettrica, presentazione delle leggi regionali, co·nvegno di S. Pellegrino, fallimento- della manovra dorotea di ottobre, crescenti difficoltà dell'opposizione comunista, ecc.). Se Moro e Nenni si sono serviti della minaccia di una « crisi a freddo» solo per sco-pi tattici, se ne deve dedurre che essi sono, stati quanto meno imprevidenti. E così, se il pericolo di una crisi del governo consisteva, no,n più nella pressione dei dorotei come in ottobre, ma soltanto o so1 prattutto nella intima tentazione che avrebbe suggestio-nato e Moro e Nenni, la tentazione di procurarsi « ipotetici vantaggi particolari » di natura elettorale (Michele Tito sul « Punto » del 5 gennaio), più che mai si deve dare ragione a Luigi Salvatorelli per ciò che ha scritto a proposito della « scarsa comprensione » - di cui si sarebbe data prova in queste circostanze da parte di responsabili ambienti socialisti e democristiani - delle « buone nor1ne di t1n governo di coalizione, senza l'osservanza delle quali esso rischia di esautorarsi e di dissolversi »: che è un rischio assai più grave di quello rappresentato per i socialisti dall'atteggiamento ribellistico dei carristi e per i democristiani da una perdita di voti a destra, del resto già sco·ntata dallo stesso Moro, come costo elettorale dell'apertura a sinistra, nel mo-mento in cui questa operazione politica è stata decisa (nella relazione, cioè, al Congresso ·di Napoli). Quanto agli « ipotetici vantaggi particolari » di natura elettorale che Moro e Nenni si sono ripromessi di co11seguire con il « disimpegno », se tali « vantaggi » erano rappresentati per i socialisti dalla buona dispo,sizione dei carristi nella condotta stessa della campagna elettorale, in unità relativa d'i11tenti, e per i democristiani dal recupero clei voti che essi temono di aver perduto a destra, in conseguenza della scelta .politica che finalmente si sono decisi a fare, si deve rico·noscere che, dal modo come sono andate le cose, si tratta di « vantaggi » che sono diventati ora, dopo il « disimpegno,», anche più « ipotetici » di quanto no,n lo fossero nel momento in cui l'idea del « disimpegno » ha preso corpo. Si deve anche rilevare, infine, che, quali che siano state le loro intenzioni, i negoziato·ri democristiani e socialisti, per il modo come hanno portato avanti la questione delle leggi per l'attuazione dell'ordinamento regionale e per il modo come hanno posto, gli uni e gli altri, la questio·ne personale a prop·osito dell'ENEL, si sono andati a chiudere in un vicolo dal q11ale non era possibile uscire senza far subire alla maggioranza uno sforzo lo,gorante. È stato così che, grazie 12 B"bliotecaginobianco
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