' Giuseppe Sacco A questa inquietudine,. a questa alterazione - Ha1nidou Kane· no,n usa, fortunatamente, la parola « alienazione » - dell'uomo europeo, egli contrappone il possesso. dell'istante, la capacità, tutta asiatica, di gioire del tempo che trascorre, l'ingenuità e la grande apertura sensqale de_ll'Africano. L'inquietudine dell'Occidentale - egli ammette - va tutta. a suo onore: meglio Socrate sofferente che un porco so,ddisfatto. Ma si eviti di accettare come universale questa alternativa: << Non tutti quelli che non sono sofferenti alla maniera in cui l'intende l'Occidente, so·no per questo dei porci soddisfatti ». Ma anche ammesso che esista questa inquietudine, questa « alterazione » dell'uomo occidentale, anche ammesso - e senza difficoltà - che il « resto del mondo» no·n sia fatto solo di porci soddisfatti,· non sono forse queste ricchezze· dell'Asiatico e dell'Africano·, che l'Europeo tanto sembra invidiargli, proprio quelle inestimabili ricchezze· che vengono date, alle civiltà come agli uomini, nella loro prim-a età, e che ricchezze e valori si posso,no considerare solo in quanto preludono a tempi più maturi e corisapevoli, anche se meno felici? E poi, cosa immagina Cheikh Hamidou Kane che possa venir fuori dall'appuntamento dell'Europa col « resto del mondo»? Vagheggia forse un ritorno alle esperienze idealizzate nell'etica cinica o in quella roussoiana, a esperienze, cioè, che la nostra civiltà l1a ormai sintetizzate e travolte? O, peggio, crede davvero che il mondo moderno tenda, per la via del socialismo, a ritornare al primitivo. spirito comunitario·, per il quale « l'eroe non si definisce per la singolarità e la sfida, ma per il suo grado di integrazione al gruppo sociale e l'adesione alle sue· espressioni collettive »? Gli sfugge dunque che è proprio questo spirito comunitario che è all'origine del più « grave vizio» delle culture non euroipee: « l'ignoranza dell'idea di progresso ». Gli sfugge che, se oggi esiste una « inquietudine » dell'uomo europeo, essa sorge non già dalla sua « disintegrazione » e « singo1 larità », ma dal timore che, per la via del socialismo, non si giunga a valutare l'umanità degli uomini dal loro grado d'integrazione al gruppo sociale e di partecipazione alle sue manifestazioni collettive. Il richiamo allo studio della storia, all'applicazione della disciplina stc;>rica al passato dell'uomo africano per trasformare la leggenda in una disciplina operativa, non può, dunque, non essere in contraddizione con una concezione delle leggi che regolano la disciplina sto,rica stessa secondo la quale tali leggi sarebbero altrettanto sbarre di prigione. Ma c'è un'altra contraddizione nel pensiero dell'affascinante letterato senegalese: in attesa di scoprirsi, di rivelare a se stessa, con le te~niche storiografiche della civiltà occidentale, il proprio patrimonio culturale, 127 Bìbliotecaginobianco
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