Nord e Sud - anno X - n. 38 - febbraio 1963

Giuseppe Sacco Ma, se è -vero - osservano Baumier e Lacouture - che « i popoli proletari .hanno bisogno, se non d'oppio, almeno di qualche elemento di esaltazio 1 ne collettiva», è anche vero che l'ex colonizzato « non si troverà e non potrà costruire la propria personalità nazionale, se bara col passato, se confonde le piste, se ricorre agli stupefacenti » : stupefacenti che possono essere, di volta in volta, il tradizionalismo religios·o, il tribalismo, l'idealizzazione del passato, la xenofobia, il razzis1no antibianco e antisemita. Questi strumenti demagogici potranno, tutt'al più, essere di qualche utilità nella fase più propriamente rivoluzionaria, quella cioè in cui la pressione dei colonizzati fa saltare le strutture del sistema coloniale; ma una volta che questa fase sia giunta al suo termine, bisognerà rendersi conto - per dirla con le parole del facilmente identificabile editorialista del « Le Monde» (si tratta proprio di Lacoutoure) - che, se gli uomini di governo dei paesi nuovi « si trovano tra due mondi, non è solo tra l'Est e l'Ovest, ma anche tra l'universo dell'immigrazione, della parola e della demagogia, da una parte, e quello delle realtà, dall'altra ». Questi uomini di governo, infatti si muovono in un « clima d'irrealtà», di « décalage tra le parole e i fatti », onde il « più grande pericolo per gli ancora giovani poteri », viene a consistere nel « fare della diplomazia non il riflesso• di un sistema politico, ma una attività compensatoria, un alibi pubblico ». È in questa luce che si devono interpretare certi atteggiamenti, per cui « si v.edono così i governi raddoppiare in ' sinistrismo ' nel campo internazionale, nel momento stesso in cui essi diventano più autoritarii, e lottare con tanto più ardore per la libertà dei propri vicini, quanto \ più, all'interno, le prigioni si riempiono ». E all'oppio e agli stupefacenti, che non possono, in definitiva, essere utili che ad una politica reazionaria, Baumier e Lacouture contrappongono il sano· alimento della verità storica. Se il colonizzato vo·rrà effettivamente divéntare il creatore del proprio futuro, essere finalmente soggetto e non più semplice oggetto della propria storia, dovrà serenamente riconoscere e accettare che la vittoria sulla p·otenza coloniale non gli ha dato altro diritto che « quello di rifarsi, di dive11tare altro »; perché « in lui il vecchio uomo è condannato» (Berque). Ritroviamo qui, al di là della propaganda co•nvenzionale e degli slogans ripetuti fino ad esserne ossessionati e restarne prigionieri, il criterio di distinzione tra posizioni reazionarie e avanzate (o, come suol dirsi, rivoluzionarie), tra destra e sinistra nel Terzo Mondo; qui, nella deformazione o nell'analisi storica, nella forzata evasione o nell'impegno a portare a compimento la rivoluzione delle ~rescenti speranze, nella mitizzazione o nell'accettazione della verità: « né le restrizioni 125 Bi liotecaginobianco

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