Il Terzo Mondo e il m·odello europeo essere conservato delle nostre istituzioni, delle nostre tecniche, dei nostri valori, perfino dei nostri sistemi. Per fare di tutto - esperie11ze africane e contributi europei - una simbiosi dinamica ». Certo, la deformazio 1 ne e la mitizzazione del passato non mancano di illustri precedenti, ma c'erano certo, nell'Eneide, meno pericoli per l'impero romano, o, nella F,ranciade, per la fiorente monarchia di Luigi XV, di quanti non ve ne siano, per una giovane repubblica nera, insiti nella lussureggiante evocazione di un favoloso passato. Quando Fanon contrappone la giovane Africa alla vecchia Euro,pa, la poesia alla noiosa ragio11e, la scalpitante natura alla logica o,ppressiva; quando Nasser afferma che la storia degli arabi deve essere riscritta; quando si vedono « risorgere, da Accra a Bamako, più dinastie che raccolti di riso o fabbriche tessili », non si può dire che il pericolo sia lontano o improbabile. È il pericolo che la religione del passato sia « l'oppio » di quelle popolazioni che possono co·nquistare una sostanziale indipendenza solo con uno slancio furioso verso· l'av- . venire. Ma rifugiarsi volontariamente nell'oppio, accanirsi a negare furiosamente la civiltà europea, non significa forse ingigantirla? Non definirsi che contro qualche cosa, significa non esistere che ·in funzione di essa, significa « rinchiudersi in una ossessio11e ancora più alienatrice della serena accettazione d'un passato che è stato, come ogni fase della storia, un nodo di contrari, in cui - certo - la voracità è stata più grande del disinteresse, lo sfruttamento dei benefici, ma che ha tracciato dei solchi troppo profondi per non a,ler dato alcuna messe». Ci sembra di giungere qui a un punto di fondamentale importanza. Se nel coacervo contraddittorio del Terzo Mondo si tentasse di identificare tendenze politiche cui applicare i concetti europei di pro·gresso e di reazio,ne, di destra e di sinistra, no11 si potrebbe non rilevare che, contrariamente alle apparenze, son proprio quelli che fan spesso figura di moderati ad essere più decisamente impegnati nel superamento effettivo di una condizione di inferiorità che essi sanno essere soltanto materiale e che non co1 stituisce quindi una condanna inamovibile. Il razzismo, l'aspirazione ad un impossibile ritorno agli ideali paga~ del periodo precolo:niale, il disperato senso di impotenza e di inferiorità tipici di una parte del Terzo Mo,ndo, che Fanon così bene rappresenta, non si vede dove possano condurre. Ciò che è certo è che non potranno dar luo,go ad un atteggiamento spirituale rivolto con fiducia e serenità verso il futuro, ad un atteggiamento spirituale su cui sia cioè possibile fondare una posizione politica di sinistra democratica. 124 Bibliotecaginobiancq
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